2 dicembre 2006
Un passaggio sottomarino tra Ischia e Procida. Ordigni nucleari sganciati da un sommergibile russo nel 1970.
Tratto da L’espresso del 28 aprile 2005
Nuove rivelazioni sull’allarme atomico nel golfo di Napoli.Un canyon sottomarino a 150 metri di profondità. Un sottopassaggio fra Ischia e Procida utilizzato per decenni da sommergibili Nato e avvolto per evidenti ragioni da segretezza assoluta.È qui, secondo Mario Scaramella, consulente della commissione parlamentare Mitrokhin e membro del Research Institute all’Università californiana di San José, che il 10 gennaio 1970 un sommergibile russo della classe November avrebbe sganciato quattro dei 20 siluri nucleari depositati nell’area del golfo di Napoli. “Tutte le informazioni riservate in nostro possesso convergono”, rivela Scaramella a L’espresso: “ Ora aspettiamo che le autorità vadano a recuperare i missili, tenendo conto delle difficoltà che comporta scandagliare un fondale vulcanico 35 anni dopo”.
Impossibile, al momento, quantificare il tempo richiesto dall’operazione. Più facile prevedere quante polemiche solleverà il nuovo annuncio. Lo si è visto nel marzo scorso, quando il nostro giornale ha pubblicato l’articolo “Allarme atomico nel golfo”. All’interno si riferiva l’ipotesi che negli anni settanta l’intelligence militare dell’Urss avesse minato la costa tirrenica davanti alla sesta flotta delle unità navali americane. Una notizia rimasta segreta per decenni e poi svelata da un documento dell’agenzia atomica internazionale, oltre che un dossier consegnato alla Protezione civile italiana. Nei giorni seguenti è seguenti è partita l’interrogazione parlamentare di Alfonzo Pecoraio Scanio, leader dei Verdi, il quale ha chiesto al ministro della Difesa Antonio Martino “se il governo non fosse consapevole della pericolosità di una simile situazione e del gravissimo rischio per la popolazione e l’ambiente”. E intanto Ermete Realacci (Margherita) si rivolgeva al ministro dell’Interno, a quello degli Esteri e a quello dell’Ambiente per sapere se intendessero “provvedere all’immediata bonifica delle acque del golfo di Napoli”.
Punti interrogativi rimasti finora senza risposta. Viceversa, a far sentire la sua voce è stato il portavoce della Marina russa, Igor Dygalo, il quale ha dichiarato: “Nego le accuse contenute nel dossier. Le informazioni sono infondate, e possono essere lette come congetture per creare tensione tra Russa e Italia”. “Inoltre”, dice Scaramella, “ il portavoce ha sostenuto che mai un sottomarino sovietico sarebbe entrato in acque territoriali italiane. Una tesi”, replica il professore, ”smentita dai fatti. È ormai sicuro che il 10 gennaio 1970 ben 11 sottomarini sovietici erano nei nostri mari. D’altro canto anche il quotidiano “Roma” scriveva il 14 gennaio che quattro giorni prima “37 navi da guerra sovietiche e dieci sottomarini” si trovavano nel Tirreno. Notizia confermata dal portavoce della Marairmed, la Maritme Air Force Mediterranean comandata dal’ammiraglio Alan F. Fleming”.
A riguardo “L’espresso” ha raccolto in esclusiva la testimonianza di Victor Surovov, pseudonimo di Vladimir Bogdanovic Rezun, ex ufficiale del GRU (direzione generale dello spionaggio russo) che nel 1978 chiese asilo alla Gran Bretagna. “Solo una persona naif può credere che i sottomarini russi non siano mai entrati nelle acque italiane”, esordisce. In quel periodo, spiega, “l’Unione Sovietica era molto preoccupata di posizionare mine ed altre armi nucleari”. In Italia, precisa, si ragionava di “valigette più o meno piccole che dovevano essere utilizzate da agenti segreti che facevano capo all’ambasciata di Roma, e si arrivò a studiare l’impiego di forze speciali per collocarle”. Quanto ai missili nel golfo partenopeo, “Napoli era il focal point di tutta questa attenzione e avrebbe potuto diventare “deserto radioattivo”, dice: “ Se la guerra fosse iniziata, insomma, i russi potevano distruggere questa base navale e creare una situazione tale da rendere inutilizzabile il porto, sia per la Marina americana che per quella italiana”.
Rivelazioni sconvolgenti? Invenzioni strategiche? Verità a scoppio ritardato? Di certo materiale su cui indagare, al quale si sommano le notizie di un nuovo dossier che Scaramella ha appena depositato alla commissione Mitrokhin. Dieci pagine dalle quali emergono particolari incredibili. Ad esempio, quelli che riguardano “il piccolo e agile sottomarino di scorta a quello che compì l’operazione. Un’unità della classe Foxtrot”, si legge, “che ebbe un impatto nel golfo, tra le isole di Procida e Ischia, con un traghetto di linea della compagnia Lauro denominato “Angelina Lauro”. Il fatto”, racconta Scaramella, “fu tenuto nascosto ai media italiani, ma è stato confermato dall’intero equipaggio dell’Angelina Lauro e dai dipendenti della società, tra i quali V.L., S.M. e G.V. (“L’espresso” non rivela i nomi, presenti nel dossier, per evidenti ragioni di sicurezza). Quanto ai documenti che si dovrebbero normalmente trovare nel registro navale o alla capitaneria di porto, Scaramella informa la Mitrokhin che “sono stati fatti sparire da ignoti e non sono più rintracciabili”. Precisando: “All’epoca c’erano tre imbarcazioni chiamate “Angelina Lauro”, ma a sparire sono state solo le carte relative al traghetto che subì l’incidente. Un caso?”.
Dal 28 Aprile 2005 ad oggi tutto tace …..
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