15 febbraio 2007

Lettera aperta al Presidente della Repubblica


A Onorevole Giorgio NAPOLITANO
Presidente della Repubblica Italiana
Palazzo del Quirinale 00100- ROMA
Esimio Presidente,
mi permetto di scriverLe questa lettera a seguito delle dichiarazioni del presidente croato, Stipe Mesic, che ha affermato di aver intravisto nelle sue dichiarazioni, in occasione della Giornata del ricordo delle foibe "elementi di aperto razzismo, revisionismo storico e revanscismo politico".
In particolare il suo omologo croato non ha gradito che Lei abbia definito i fiumani ed i dalmati “vittime di un moto di odio e di furia sanguinaria e di un disegno annessionistico slavo che prevalse nel Trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica".

Ebbene , con tutto il rispetto dovuto, alla carica che ricopre più che alla Sua persona, non sono del tutto d’accordo con l’ondata di voci sdegnate dei nostri politici che si sono affrettati a difenderLa ed a bollare Mesic come un matto.
Troppo facile insultare chi critica senza farsi un esame di coscienza e senza chiedersi cosa possa aver scatenato una tale reazione da parte del presidente croato, finora definito liberale e moderato.

Lei se l’è fatto un esame di coscienza, caro Presidente? (La prego, Signor Presidente, non mi cestini già a questo punto. Devo ancora chiederLe un po’ del Suo tempo)
Ad una prima lettura superficiale del discorso da Lei recentemente pronunciato sembrerebbe di sì.
Tanto che tutti, da sinistra, ma soprattutto da destra, si sono affrettati ad urlare al miracolo: un uomo di sinistra come lei, con il suo passato politico, che finalmente ammetteva, non solo la tragedia che ha colpito circa 15.000 persone, ma soprattutto che condannava la congiura del silenzio che aveva dolosamente nascosto questo dramma per 60 anni.
E devo ammettere che anch’io ero contento che Lei si fosse assunto “la responsabilità di aver negato o teso ad ignorare la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica” .

Ma non mi basta.
E forse non basta neppure a Mesic. Forse non basta alle vittime delle foibe ed ai loro parenti.
Perché, leggendo con più attenzione il suo discorso, manca qualcosa, manca un pezzo di storia, manca un tassello fondamentale, manca una parola, che è un’ammissione di responsabilità, ma che Lei si ostina a nascondere “per pregiudiziali ideologiche e cecità politica”.
Manca proprio quella parola che racchiude in sé centinaia di milioni di morti: COMUNISMO.

Lo scrivo maiuscolo, esimio Presidente, perché Lei non può continuare a far finta che non sia mai esistito e che non abbia mai causato tutti i morti che ha causato, e poi pretendere che chi ha subìto sulla propria pelle quella immane tragedia, che sono stati i regimi comunisti dell’est Europa, faccia finta di niente.

Troppo comodo dire che le foibe sono state solo colpa di Tito e delle mire espansionistiche jugoslave.
Se vuole davvero far qualcosa perché il 'Giorno del Ricordo ' si trasformi seriamente in “un solenne impegno di ristabilimento della verità”, la verità va detta tutta.

E la verità che Lei si ostina a tacere e a nascondere dolosamente è che tra gli assassini infoibatori c’erano anche tanti, tantissimi, partigiani comunisti italiani.
Italiani traditori della loro Patria, che per anni hanno combattuto contro i propri fratelli e compatrioti per far sì che il Venezia Giulia finisse sotto il regime comunista di Tito.
Maledetti assassini italiani comunisti che hanno fatto strage di altri italiani, istriani, dalmati, non per pulizia etnica, ma perché si opponevano al loro tentativo di spostare la cortina di ferro qualche chilometro più a ovest.

E così come lo sa Lei, lo sa bene Mesic e lo sanno ancor meglio tutti gli abitanti del Venezia Giulia, dell’Istria, della Dalmazia, della Slovenia e della Croazia, che hanno avuto migliaia di morti a causa della guerra che le truppe “ titine”!, affiancate dai partigiani comunisti italiani, hanno combattuto per anni, dopo il ‘45, per annettere quelle terre alla Jugoslavia.
Allora, magari, esimio Presidente, ammettendo questo, non si possono certo giustificare le parole piuttosto aggressive di Mesic, ma forse si possono anche capire.
Io non so cosa gli sia passato per la mente e certamente ha sbagliato, ma ho la sensazione che gli abbia dato decisamente fastidio passare per il presidente di un popolo cattivo, mentre un comunista, ideologicamente molto vicino agli assassini comunisti partigiani infoibatori, abbia scaricato sugli slavi tutte le colpe, anche quelle che non avevano, e si sia spacciato per il presidente buono di un popolo, autodefinito esclusivamente vittima.
Magari sentendola scaricare su croati e sloveni tutta la responsabilità di quella tragedia, liquidata fin troppo facilmente come pulizia etnica, si sarà un po’ infuriato nel vedere che Lei non si assumeva la benché minima responsabilità morale per quanto accaduto.
Può anche darsi che gli abbia dato fastidio sentirsi dare lezioni di verità da uno che giusto pochi mesi fa, con enorme fatica e dopo essere stato ripetutamente tirato per la giacchetta, si è finalmente deciso ad ammettere di aver sbagliato a chiamare "teppisti" e "spregevoli provocatori" gli operai insorti nella rivoluzione ungherese del ’56, ed a definire l’invasione sovietica, che aveva sedato nel sangue la rivolta ungherese, un elemento di "stabilizzazione internazionale" e un "contributo alla pace nel mondo". Forse si sarà infastidito nel notare che, ancora oggi, i nostri comunisti si permettono di dare lezioni di verità storica al mondo, ma si ostinano a non ammettere le migliaia di morti che hanno causato i partigiani comunisti, quando la guerra era già finita da tempo.
Potrebbe essersi stupito nel notare che, dopo le sue parole, il Manifesto e i giornali a Lei cari parlassero ancora di vendette degli slavi per le stragi fasciste.
Forse si sarà offeso nel sentirsi dare del popolo vendicatore e assassino, quando invece lui sa bene che le peggiori vendette sono state proprio quelle degli italiani partigiani rossi comunisti, non solo contro i fascisti, ma contro gli stessi partigiani bianchi.
È probabile che gli abbia dato fastidio il notare che Lei taceva di un’altra scomoda verità: i morti non erano solo italiani, ma tanti , tantissimi sloveni e croati che si opponevano al regime comunista.
Diciamoci la verità, caro Presidente: i morti delle foibe sono vittime del comunismo. Punto e basta.
E gli assassini infoibatori erano comunisti. Punto e basta.
Non si possono fare distinzioni di nazionalità, né tra gli assassini né tra i morti.
Troppo facile parlare di pulizia etnica e di mire espansionistiche.
Troppo comodo dare tutte le colpe agli jugoslavi e far finta che gli italiani non abbiano cercato con la forza di annettere un pezzo d’Italia al blocco comunista.
Ecco che magari, se ammettiamo questo, diventa più difficile dare completamente torto a Mesic, se si è un pochino, ma non più di tanto, alterato nel leggere il suo discorso.
E già che siamo in vena di esami di coscienza, caro Presidente, perché non si guarda allo specchio e non si chiede se gli arresti dei 15 brigatisti di ieri non siano figli della stessa negazione di verità storiche.
Restiamo l’unico Paese europeo che non si vergogna ad avere nella maggioranza governativa partiti e uomini che si dichiarano apertamente comunisti.
Assumiamo brigatisti (comunisti), mai veramente pentiti, nei posti più importanti delle nostre istituzioni.
Chiamiamo terroristi (comunisti), che non hanno neppure finito di scontare la propria pena, a discutere dal pulpito della nascita di uno dei più importanti partiti del Paese.
Permettiamo che tornino a piede libero, senza aver mai fatto un giorno di galera, capi terroristi (comunisti) che si proclamano tutt’oggi rivoluzionari pronti a prendere le armi.
Graziamo assassini (comunisti). Anzi, per la verità è stato il suo primo atto ufficiale dopo la sua elezione.
Intitoliamo aule del Senato a devastatori di professione no-global (comunisti) che hanno tentato di uccidere agenti dello Stato che lei dovrebbe rappresentare.
Candidiamo a importanti cariche amministrative poeti idioti (comunisti) che incitano all’odio di classe.
Demonizziamo ripetutamente gli avversari politici ed in particolare incitiamo all’odio collettivo nei confronti dell’ex capo del governo.
Continuiamo a ignorare, come se non esistesse e non fosse storicamente importantissima, la risoluzione del Consiglio d’Europa che, finalmente, dopo 60 anni di bugie, ha equiparato il comunismo al nazismo ed ha riconosciuto che questo infame regime ha causato almeno 100 milioni di morti.
Proponiamo leggi che puniscono chi nega l’olocausto, ma non ci sogniamo minimamente di estenderle a chi nega che il comunismo sia stato un male ben peggiore.
E allora, esimio Presidente, quando la sera al Quirinale si mette il pigiamino presidenziale e si stende nel lettone non sente il peso di queste negazioni, di queste bugie, di questi morti?
Non si sente un po’ in colpa se ancora esistono le Brigate Rosse?

Con ossequio,

Bernardo Ferro direttore della Segretissima Investigazioni –Roma-

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