Mahmoud Ahmadinejad non molla, anzi,ha ribadito ieri che” Teheran ,resisterà fino in fondo e porterà avanti il programma nucleare” mentre Washington, invece, chiede la sospensione dell'arricchimento dell'uranio come condizione per avviare eventuali contatti diretti.
Un rapporto dell'Aiea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica) denuncia la persistente mancanza di cooperazione da parte dell'Iran e conferma come Teheran prosegua nel processo di arricchimento dell'uranio, forse per usi non pacifici. L'allarme nasce da alcune tracce di plutonio e di uranio arricchito oltre quanto dichiarato dall'Iran, che, per gli esperti dell'Aiea, «necessitano di spiegazioni».
Il dossier verrà presentato la prossima settimana. Come nei precedenti rapporti, l'ultimo fa un elenco di rimostranze nei confronti del governo iraniano: il no alla richiesta di poter ampliare i controlli sulle attività nel sito di Natanz, la mancanza di risposte dettagliate sul processo dell'arricchimento dell'uranio, e le informazioni negate sugli esperimenti e sulle ricerche che sembrerebbero lagati allo sviluppo missilistico.
In pratica gli esperti dell'Aiea – da quanto si legge nel documento - non sono «in grado di fare ulteriori progressi negli sforzi per verificare l'assenza di materiali e attività nucleari non dichiarate in Iran». Secondo una fonte diplomatica dell'Onu, Teheran ha già inoltrato all'Agenzia i chiarimenti richiesti. Se le spiegazioni troveranno conferma, le scorie "impreviste", scoperte in una centrale nucleare, potrebbero risultare compatibili con un programma nucleare a fini pacifici.
Un segno di apertura viene dallo stesso presidente Ahmadinejad che ha dichiarato che presto invierà un messaggio agli Stati Uniti per spiegare le politiche iraniane, non fornendo però dettagli sui contenuti. «Molti americani mi hanno chiesto di parlare loro per spiegare l'opinione del popolo iraniano. Accadrà presto e invierò loro un messaggio», ha detto due giorni fa Ahmadinejad in una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla televisione di stato iraniana. Il presidente iraniano ha però riaffermato che la Repubblica islamica non rinuncerà al suo programma nucleare.
Crescono ogni giorno i timori di una proliferazione nucleare senza controllo - è stata Tokyo a lanciare martedì un sasso nello stagno - e subito torna a riproporsi il problema della diffusione di armi nucleari tra Paesi e organizzazioni come Al Qaeda che apertamente sfidano quell'ordine che è rappresentato dall'Onu e dal Trattato di non proliferazione. «Più armi nucleari esistono, maggiore è la minaccia da affrontare. E più Paesi posseggono l'atomica, più cresce il pericolo per l'intero pianeta».
Fu proprio il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica ,Mohammed el Baradei che circa un anno fa lanciò questo messaggio. Anzi questo può essere considerato, allora come oggi, un assioma condiviso dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale.
Impedire la proliferazione ne costituisce strategicamente la logica conseguenza, anche perché fondati sospetti associano la corsa all'arma atomica a gruppi terroristici, Al Qaeda in testa. E chi non si adegua diventa quello che, nella semplificazione operata dalla Amministrazione Bush, viene indicato come l'Asse del male.
In realtà non esiste una tipologia che definisca un membro di questo Asse, che può anche meritarsi il titolo di Paese canaglia. Il Pakistan ad esempio, è sfuggito a ogni controllo lecitamente dal punto di vista giuridico, non avendo mai firmato il Tnp e si è dotato dal 1998 di armi atomiche, si dice che attualmente disponga di almeno una trentina di ordigni.
La sfida continua.....
17 novembre 2006
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