31 dicembre 2006

1,5 BILIONI DI DOLLARI DATI DA USA A SADDAM HUSSEIN

L’avvocato Giovanni Di Stefano, difensore dell’ex rais, denuncia: coinvolte aziende italiane, inglesi, tedesche e francesi.
Amman (Giordania) – Baghdad (Iraq) - 16-12-2006 – “Gli Stati Uniti d’America diedero 1,5 bilioni di dollari in forma di garanzia bancaria a Saddam Hussein il giorno 20 dicembre 1983, dell’operazione si occupò personalmente Donald Rumsfeld” dichiara l’avvocato Giovanni Di Stefano difensore dell’ex rais. “Ci sono documenti che lo provano. Con quei soldi degli Stati Uniti, Saddam avrebbe dovuto usarli per acquistare sostanze chimiche e biologiche. Cosa che Saddam non fece. Ecco perché Usa e Gran Bretagna erano certi che Saddam possedesse armi chimiche perché le avevano finanziate loro stessi. Saddam invece si mise d’accordo con alcune aziende di Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia per fare apparire come se avesse acquistato le sostanze chimiche, con l’intento di tenersi una parte di 1,5 bilioni di dollari e un’altra parte dei soldi pagata alle aziende che emisero fatture false prestandosi a questo tipo di operazione”. I governi italiani, inglesi, tedeschi e francesi, che ruolo hanno avuto nella vicenda? E’ ora caccia aperta per conoscere i nomi di queste aziende. Fonte: www.studiolegaleinternazionale.com

Giustiziato!


Il 2006 si conclude con un giorno triste per chi lotta per la libertà e la democrazia.Una autentica vergogna.
Un barbaro omicidio, senza se e senza ma.
Un nuovo "martire" per l'iconografia terrorista.
Questa non è giustizia. E’ Vendetta.

27 dicembre 2006

Countdown per Saddam Hussein

Saddam Hussein verra' giustiziato per impiccagione entro trenta giorni, 'in qualsiasi momento a partire da mercoledi'', è quanto riferisce il giudice della Corte d'appello, Arif Shaheen, dopo che la magistratura ha confermato oggi la condanna a morte dell'ex dittatore iracheno. Non ha nessuna possibilità di ottenere la grazia o di vedere commutata la sua pena: le regole del tribunale iracheno escludono categoricamente queste possibilità, negate anche al presidente della repubblica.
Lo sapevamo tutti che alla fine del processo Saddam Hussein sarebbe stato condannato a morte. Il suo, come quello di quasi tutti i dittatori, è un destino segnato inevitabilmente dalla storia. Una sentenza che rispecchia fedelmente le aspettative di giustizia della grande maggioranza del popolo iracheno, che ha vissuto sulla propria pelle la brutalità del regime di Saddam Hussein insieme al dramma delle centinaia di migliaia di persone che il rais fece uccidere nel corso della sua lunga tirannia. E' in questo contesto che va vista ed analizzata oggi questa sentenza della quale unico sovrano resta esclusivamente il popolo iracheno.

Difficile poter affermare con certezza se sia giusto o meno dare un senso etico a questa condanna, perchè la condanna a morte non può avere nulla di etico in sè. Non possiamo nemmeno però salire in cattedra per esprimere a priori la nostra riluttanza contro tale decisione senza tenere conto della coscienza di un popolo che ha subito per anni un regime tra i più duri e sanguinari della storia. Personalmente sono sempre stato contrario alla pena di morte. Ho sempre pensato che certi criminali fosse meglio relegarli in carcere nel più totale isolamento costretti a fare loro malgrado i conti con la propria coscienza, a combattere quotidianamente con i fantasmi del proprio passato per il resto della propria esistenza. Anche perchè credo che la vera giustizia non sia nemmeno forse di questo mondo, nè tantomeno possa essere prerogativa degli uomini, esseri imperfetti per natura, incapaci pertanto di poter dare un senso di perfezione al concetto di giustizia in sè.

24 dicembre 2006

MARIO SCARAMELLA : Arrestato a Napoli dalla Digos


NAPOLI - Mario Scaramella è stato arrestato a Napoli dalla Digos. Scaramella è stato arrestato su ordine della Procura di Roma, dagli agenti della Digos della questura di Roma, all'aeroporto di Capodichino appena sbarcato dall'aereo proveniente da Londra. L'aereo della British Airways sul quale viaggiava è atterrato a Napoli alle 14.10.

L'ex consulente della Commissione Mitrokhin è indagato dalla procura di Roma per le ipotesi di reato di traffico di armi, calunnia aggravata e violazione del segreto d'ufficio. Al momento Scaramella si trova negli uffici della Polaria di Napoli e, a quanto si apprende, sarà accompagnato a Roma. Scaramella era stato dimesso dall'University College Hospital di Londra il 6 dicembre scorso, ed era rimasto nella capitale britannica per proseguire gli accertamenti relativi alla presunta contaminazione da polonio 210.

L' ordinanza è stata emessa dal gip Orlando Muntoni del Tribunale di Roma. L'ordine di custodia cautelare è stato chiesto dal pm della procura di Roma, Pietro Saviotti, che aveva ipotizzato nei confronti di Scaramella il reato di traffico di armi, reato contestato anche dalla procura di Napoli che ha poi trasferito il fascicolo a quella capitolina per competenza (Scaramella è giudice onorario a Ischia) e violazione del segreto di ufficio.

Secondo quanto si è appreso, l'ordine di custodia cautelare era stato emesso già nella prima metà di dicembre. Ma gli inquirenti avrebbero preferito assicurarsi che le condizioni di salute dell'ex consulente della Mitrokhin,fossero soddisfacenti. In sostanza l'arresto avrebbe potuto essere eseguito anche a Londra.

Quando Scaramella ha deciso di tornare spontaneamente a Napoli, ha trovato ad attenderlo gli agenti della Digos. Nell'ordinanza di custodia cautelare, per quanto riguarda il reato di calunnia aggravata, tra l'altro a Scaramella viene contestato di aver attribuito ad un cittadino russo l' organizzazione di attentati in Italia. Mario Scaramella, secondo quanto si è appreso, sarà trasferito in un carcere di Roma. (Fonte Ansa)

Una Donna Musulmana


Sono una donna musulmana. Non ho un volto. Non ho un'identità. All'età di nove anni, età basata sull'anno lunare (dieci giorni più corto di quello "normale") vengo considerata un'adulta. Ed in quanto adulta devo aderire alle leggi islamiche così come sono scritte qui di seguito.
Devo pregare cinque volte al giorno, devo digiunare un mese all'anno e coprirmi da capo a piedi con metri di tessuto nero. A nove anni è concesso che io mi sposi e che io possa essere punita per essermi comportata male. Posso essere incarcerata ed eventualmente giustiziata per i miei crimini, anche politici.
"Gli uomini hanno il controllo sugli affari delle donne perchè Allah ha preferito gli uomini alle donne e ha sollevato le donne dai loro diritti" - Corano 4:34"
"Se un uomo e una donna sono soli in qualsiasi luogo, la terza persona presente è il diavolo" (Maometto).
Mi è proibito nuotare, sciare, andare in bici, ballare, imparare a suonare strumenti musicali, praticare ginnastica ed ogni altro tipo di sport.
Non mi è nemmeno permesso guardare mentre gli uomini praticano sport, nè allo stadio nè in televisione. Non posso partecipare alle Olimpiadi.
Dall'età di sette anni, sono segregata lontano da tutti gli uomini sia all'interno che all'esterno della famiglia.
Mio padre, mio nonno, i miei zii, fratelli e cugini non possono essere presenti a nessuna cerimonia che mi riguarda. Nemmeno alla mia festa di compleanno. Posso studiare solo con insegnanti femmine. Ma visto che da molte generazioni le donne non possono studiare, è praticamente impossibile trovare delle insegnanti femmine. I professori maschi possono insegnarmi solo attraverso un muro. Posso essere curata solo da donne medico e andare da dentiste femmine. Se non ci sono, non posso essere curata o devo essere visitata da un medico maschio attraverso un qualche tipo di separè.
Mi è proibito praticare il controllo delle nascite o abortire, anche se portando avanti la gravidanza o partorendo rischio la vita.
Il mio valore è stabilito dalla Legge Islamica della Retribuzione, secondo cui un uomo vale 100 cammelli oppure 200 vacche; il valore della donna è la metà, quindi 50 cammelli o 100 vacche. La clausola numero 6 sancisce che il risarcimento per l'omicidio (intenzionale o non intenzionale) di una donna è pari alla metà del risarcimento rispetto al caso in cui che la vittima sia un uomo. Questa stessa clausola dice che se il tutore di una donna non è in grado di pagare la differenza tra il valore dell'uomo che l'ha uccisa e il valore della donna morta (quindi 50 cammelli o 100 vacche), l'assassino non dovrà versare alcun risarcimento.
La mia testimonianza in tribunale vale metà di quella di un uomo. Quindi per accusare qualcuno di un reato servono due uomini come testimoni, oppure un uomo e due donne. Non ho il diritto di voto e non posso essere eletta. La mia eredità è la metà di quella dei miei fratelli maschi. Non posso avere la custodia dei miei figli. Anche se il loro padre muore. In caso di divorzio devo consegnare i miei figli al loro padre e/o alla sua famiglia. Non posso viaggiare, lavorare, andare all'università, entrare a far parte di organizzazioni, far visita ad amici e parenti senza l'autorizzazione di mio padre o di mio marito. Devo vivere dove decide mio marito. Non posso studiare materie come ingegneria, agricoltura, archeologia, conservazione dei beni culturali e molte altre materie. Non posso diventare un giudice. Non ho il diritto di scegliere i miei capi di vestiario da usare in pubblico. Questo compito spetta solo all'Ufficio islamico che decide il colore, lo stile e gli accessori per le donne e le bambine sopra i sei anni.Vengo arrestata, picchiata e a volte giustiziata se mi trucco, indosso calze di nylon, colori accesi, soprattutto il rosso.
Non posso scegliere il mio compagno e non posso divorziare se il matrimonio non funziona. Secondo Khomeini "una ragazza è pronta a sposarsi quando il suo primo ciclo mestruale avviene in casa del marito e non del padre". Devo assecondare ogni volere di mio marito. Se mi rifiuto, lui ha il diritto di negarmi il cibo e ogni altra necessità primaria. Sono obbligata ad acconsentire ogni volta che vuole avere rapporti. Secondo Hojatoleslam Imani (leader religioso iraniano), "una donna deve subire ogni violenza e tortura imposta da suo marito perchè è a sua completa disposizione. Senza il consenso del marito non può lasciare la casa, nemmeno per buone azioni (carità ecc...). Altrimenti ogni sua preghiera non verrà accettata da dio e cadranno su di lei maledizioni da cielo e terra".
Mio marito può divorziare senza preoccuparsi di farmelo sapere e secondo la legge islamica deve versarmi il mantenimento solo per cento giorni. Se muore, ricevo 1/8 dei suoi beni. Posso chiedere il divorzio solo se mio marito è impotente, se non abbiamo rapporti almeno una notte ogni quaranta, e se si rifiuta di darmi un aiuto sufficiente per sopravvivere. Mio marito può avere quattro mogli fisse e in certi casi può avere quante mogli "temporanee" desidera.
Il Corano dice "Uomini, le vostre mogli sono come il vostro orto. Andate nel vostro orto ogni volta che volete". Ciò significa che un uomo può sodomizzare la moglie e lei non può ribellarsi. In alcuni paesi mutilano e tagliano le mie parti intime. Secondo le leggi islamiche, una donna dovrebbe essere vista fuori di casa solo tre volte nella sua vita. Quando nasce, quando si sposa e quando muore. Non trovo spiegazioni del perchè dio mi abbia negato ogni cosa e mi abbia messo sotto il controllo degli uomini, sempre che esista un dio. Io non credo che ce ne sia mai stato uno. Nell'Islam, la maggiore età per una donna è di 9 anni, per un uomo di 15. Ciò significa che una bambina di 9 anni e un ragazzo di 15 vengono considerati ad uno stesso livello di maturità. Ma allora, se le donne arrivano alla maturità sei anni prima degli uomini, perchè dio ha messo gli uomini a capo delle donne? C'è qualcosa di sbagliato nel giudizio di questo dio. In alcuni paesi islamici come l'Iran, se vengo arrestata perchè indosso del trucco, le guardie mi obbligano a togliermelo dal viso usando del cotone pieno di pezzi di vetro. Mi sfigura la faccia. E il poliziotto mentre guarda il sangue che esce dalla mia carne, mi dice "la prossima volta ci penserai due volte prima di truccarti".
Se sono una prigioniera politica verrò usata come sgualdrina dalle guardie. Se vengo condannata a morte, non possono eseguire la sentenza finchè sono vergine. Quindi verrò ripetutamente stuprata prima di essere uccisa. I mullah credono che le vergini che muoiono vadano in paradiso ma le donne che hanno idee politiche sono creature indegne di dio e non meritano il paradiso, quindi le stuprano così poi i mullah possono ucciderle e sono sicuri che andranno all'inferno. Nei paesi musulmani, se una bambina di 6 o 7 anni viene violentata da un uomo adulto, sarà lei ad essere punita . La colpa è sua perchè lei lo ha provocato. I suoi genitori poi la uccideranno perchè ha disonorato la famiglia.Si dice che Maometto si arrabbiò molto quando un giorno notò che le sue mogli flirtavano con alcuni uomini venuti per fargli visita, così ordinò alle donne di rimanere dietro una tenda quando parlavano con gli uomini. L'idea dello hijab, la copertura della donna, è diventata una legge islamica da quel giorno.
Nel 1991, il procuratore generale dell'Iran ha dichiarato che "chiunque rifiuti il principio dello hijab è un apostata, e la punizione per questo reato sotto la legge islamica è la morte".Rage against the Veil" ("Rabbia contro il Velo") è un libro scritto da Parvin Darabi.

22 dicembre 2006

Piergiorgio Welby : Fine di un agonia



Questo blog ringrazia personalmente Piergiorgio Welby, il quale, da solo, ha fatto parlare di eutanasia in Italia negli ultimi mesi, più di quanto non se ne fosse mai parlato in tantissimi anni di unità nazionale. In un paese in cui si filosofeggia su cosa sia o non sia l’accanimento terapeutico, c’è gente come Piergiorgio che ogni giorno combatte l’atrocità di malattie indicibili.
Le ultime parole di Piergiorgio Welby sono state: “Grazie”.
Alla sua serata di addio erano presenti la moglie, la sorella, alcuni amici, Marco Cappato, segretario dell’associazione “Coscioni”, ed il dott. Mario Riccio, anestesista e rianimatore presso l’ospedale di Cremona.
Si è spento verso mezzanotte.
Sicuramente, qualche PM aprirà un procedimento penale nei confronti dei responsabili della morte di Welby ,non mi stupirei che chiederà il rinvio a giudizio.Ammiro il coraggio del dott. Mario Riccio perchè egli rischia un'accusa come cita
l’Art. 579 “Omicidio del consenziente “

Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui e' punito con la
reclusione da sei a quindici anni.

Non si applicano le aggravanti indicate nell'articolo 61.

Si applicano le disposizioni relative all'omicidio se il fatto e'
commesso:

1) contro una persona minore degli anni diciotto;

2) contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizione di
deficienza psichica, per un'altra infermita' o per l'abuso di sostanze
alcoliche o stupefacenti;

3) contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con
violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno.


Non credo affatto che si tratti di omicidio. Quello di Welby è un caso simile come quello della signora che rifiutò di farsi amputare una gamba e dopo pochi giorni morì.Welby ha rifiutato la macchina che gli iniettava aria nei polmoni, ha chiamato il dott. Riccio perchè lo addormentasse e non lo facesse soffrire.
Non è eutanasia, il dott. Riccio ha fatto semplicemente il suo dovere come anestesista.Domani all'ordine del giorno ci sarà la difesa di Riccio, dopodomani dobbiamo pretendere l'eutanasia nell'ordinamento.
Come diceva Indro Montanelli “ognuno di noi deve essere libero di scegliere della propria vita e della propria morte”.

18 dicembre 2006

Il direttore di Al Jazeera spiega perché Israele deve morire


Nato a Nablus,palestinese,Ahmed Sheikh è il direttore dell'emittente televisiva qatariota Al Jazeera (per inciso: la casa reale del Qatar, wahabita e legata a doppio filo con la corrotta dinastia saudita, finanzia il 75% dell'emittente preferita da Bin Laden). Essere a capo di una televisione seguita da 50 milioni di arabi rende automaticamente Sheikh uno degli opinion leader più importanti del mondo islamico. Qui si può leggere la recentissima intervista (http://www.worldpoliticswatch.com/article.aspx?id=395)che gli ha fatto Pierre Heumann, giornalista del settimanale svizzero Die Weltwoche. Merita di essere letta sino in fondo, perché aiuta a fare piazza pulita di molte illusioni che anche in Europa si nutrono sulle avanguardie intellettuali arabe.

Cito un solo passaggio dei tanti che meriterebbero di essere riportati. Quello in cui il direttore di Al Jazeera sembra finalmente smettere di fare il pesce nel barile e dice tutto quello che non va nei paesi arabi. «Non capisco perché non riusciamo a crescere in modo così veloce e dinamico come il resto del mondo. (...) In molti Stati arabi, il ceto medio sta scomparendo. I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Guardiamo le scuole in Giordania, Egitto e Marocco: ci sono sino a 70 alunni ammassati all'interno di una sola classe (...) Anche gli ospedali pubblici si trovano in condizioni disperate». Tutto vero, bravo. L'intervistatore, a questo punto, gli pone la domanda più ovvia: di chi è la colpa? La risposta giusta sarebbe: degli oligarchi che da decenni preferiscono spendere i proventi del petrolio in automobili sportive con la carrozzeria d'oro e prostitute occidentali piuttosto che in scuole, servizi pubblici e ospedali per la popolazione, e che usano la religione islamica per stroncare sul nascere ogni accenno di libera circolazione delle idee, mentre alle donne è impedito partecipare al dibattito e a ogni attività politica e culturale.

Ma il direttore di Al Jazeera non dice niente di tutto questo. Alla domanda su chi debba assumersi la colpa del grande sfascio economico e sociale del mondo arabo, risponde: «Il conflitto israelo-palestinese è una delle ragioni principali del perdurare di queste crisi e di questi problemi. Il giorno in cui Israele è stata fondata si sono create le basi per i nostri problemi. L'Occidente deve capirlo. Tutto sarebbe molto più tranquillo se ai Palestinesi fossero riconosciuti i loro diritti». L'intervistatore vuole vederci chiaro. E insiste: «Intende dire che se Israele non esistesse, improvvisamente ci sarebbe democrazia in Egitto, le scuole in Marocco migliorerebbero e le cliniche statali in Giordania funzionerebbero meglio?». Risposta di Ahmed Sheikh: «Penso proprio di sì». E il motivo, il nesso logico qual è? «E' perché noi perdiamo sempre con Israele. Brucia alle genti mediorientali che un Paese piccolo come Israele, con appena 7 milioni di abitanti, possa sconfiggere la nazione araba con i suoi 350 milioni. Questo fa male al nostro ego collettivo. La questione palestinese è nei cromosomi di ogni arabo. Il problema dell'Occidente è che non lo capisce».

Revisionismo storico a parte (quella di Israele è la storia di una lunga serie di guerre di difesa dalle aggressioni di chi non ne riconosce il diritto all'esistenza), occorre notare come, mentre le elites europee, direttori dei grandi organi d'informazione in prima fila, adorino riempirsi la bocca con i mantra del melting pot, della coesistenza con gli immigrati islamici e del relativismo culturale, i loro colleghi arabi si guardino bene dal fare alcuna concessione al"nemico", e senza pudori (anzi, con la certezza di interpretare un sentimento diffuso nella stragrande maggioranza della popolazione) si augurino pubblicamente la distruzione di Israele, giustificandola con la necessità di lenire il complesso d'inferiorità collettivo degli islamici.

Servizi Segreti: Copaco approva testo riforma


Dopo un lungo confronto, il Copaco (Comitato di controllo sui servizi di sicurezza) ha approvato all'unanimita' il testo del progetto di legge di riforma dei servizi segreti. Il provvedimento sara' presentato oggi alla commissione Affari costituzionali della Camera.
Cosa cambia in sostanza?
ll Cesis diventa Dis (Dipartimento per l'informazione e per la sicurezza), il Sismi diventa Ise (Servizio informazione e sicurezza esterna) e il Sisde diventa Isi (Servizio informazione e sicurezza interna). Ma non è ovviamente solo un discorso di nomi.
Tutti gli apparati di intelligence verranno diretti da un ministro senza portafoglio mentre il Copaco vede rafforzato il proprio ruolo di controllo.
Il segreto di stato viene modificato dall'attuale tempo indeterminato ad un massimo di trent'anni.
Gli organismi di intelligence potranno avere condotte illecite , necessarie per esigenze di sicurezza nazionale anche se non potranno commettere reati diretti a mettere in pericolo o a ledere la vita, e avranno una speciale giustificazione che potra' essere fatta valere dinanzi all'autorita' giudiziaria. Il progetto di legge prevede una disciplina speciale per impedire attivita' di dossieraggio da parte dei Servizi e per questo viene espressamente stabilito che la raccolta e il trattamento delle informazioni siano finalizzati esclusivamente al perseguimento degli scopi istituzionali dei servizi e punisce con sanzioni penali la violazione di questa norma.
I bilanci verranno controllati da un apposito ufficio distaccato della Corte dei conti. Il testo di legge di riforma dei servizi segreti messo a punto questa sera dal Copaco e' stato approvato da tutti gli otto componenti del Comitato parlamentare di controllo sui servizi, quindi sia dal centrosinistra che dal centrodestra.
Massimo Brutti, Ds, vicepresidente del Copaco, al termine della lunga seduta ha sottolineato come sia "un fatto significativo che forze politiche diverse siano riuscite a mettere a punto un disegno di legge che, visto l'accordo politico, potra' avere un iter parlamentare rapido".

16 dicembre 2006

A.R.T. TANGOBOND comunicato stampa

13 miliardi e 361 milioni di euro il "tributo" che i risparmiatori italiani pagheranno tra' 12 giorni al "sistema" grazie al default argentino del 21 dicembre 2001.
questa l'amara verita' denunciata da Egidio Rolich Presidente di A.R.T.- www.tangobond.it.
di certo purtroppo c'e' solo che moltissimi risparmiatori crackati resteranno col cerino tra le dita, un'amara deduzione che il presidente Rolich ha quantificato in un dato ancora piu' drammatico. il 50% dei crackati non si e' attivato in modo idoneo per tutelare i propi interessi, un numero che,di per se', ha la stratosferica dimensione di 7 miliardi e 23 milioni di euro questo perche' l'informazione in questi cinque anni e' stata scarsa , poco chiara e spesso " maldestramente" pilotata.
per il resto le varie azioni intraprese singolarmente per il recupero dei capitali ,a parte le o.p.s. e l'incerto risultato dell'icsid ,frutteranno qualcosa come 655 milioni di euro. il che significa che grazie ai disinteressati consigli degli intermediari finanziari ,sono andati in fumo 13 miliardi e 361 milioni di euro.
anche se il tempo stringe,pero' una possibilita' per riottenere almeno in parte il capitale investito c'e' ancora. "bisogna mettere in mora la banca e bloccare i termini della prescrizione", Rolich ritiene che e' meglio procedere tramite un legale.
da questo momento il risparmiatore avra' 5 anni per studiare quali successive azioni intendera' intraprendere contro la banca.
ci si puo' mettere in attesa degli eventi,oppure fare causa alla banca, questa soluzione gia' scelta con successo da oltre 800 crackati dei tangobond.

A.R.T. Associazione Risparmiatori Tangobond
10128 Torino c,so Re Umberto 88 - 011 5681299
tangobond@tangobond.it - www.tangobond.it -

Onu: L’Addio di Kofi Annan


Ban Ki-Moon, 62 anni, diplomatico sudcoreano, sarà dal prossimo gennaio l'ottavo Segretario generale dell'Onu, il primo di origine asiatica dopo 35 anni. Succede all'africano Kofi Annan che ha occupato la massima carica dell'Organizzazione per 10 anni. Il 14 dicembre Ban Ki-Moon ha prestato solenne giuramento davanti all'Assemblea generale riunita a New York, presso il Palazzo di Vetro. «Farò il possibile per assicurare che le Nazioni Unite siano all'altezza del loro nome e veramente unite - ha dichiarato durante la cerimonia - solo così possiamo rispondere alle speranze che così tante persone nel mondo ripongono in questa istituzione, unica negli annali della storia umana». Si è quindi impegnato a «restituire fiducia all'Onu», a fungere da «armonizzatore e costruttore di ponti», chiedendo agli stati membri di collaborare al rafforzamento dei tre pilastri su cui si fondano i progetti di pace e prosperità universale delle Nazioni Unite: diritti umani, sicurezza e sviluppo.
C'è da sperare soprattutto che il nuovo Segretario sappia e voglia guardare al mondo con occhi liberi dalle ideologie che durante il mandato di Kofi Annan hanno inquinato l'Onu, influenzando l'operato dei suoi organismi e delle sue agenzie. Gli esempi più rovinosi sono l'Unicef, Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, sempre più orientato a risolvere i problemi della condizione infantile investendo risorse enormi in campagne per non far nascere i bambini invece di concentrarsi sulla tutela di quelli già nati; la Commissione per i diritti umani, che nel 2001, alla vigilia degli attentati dell'11 settembre, ha trasformato l'attesa Conferenza mondiale delle Nazioni Unite contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e altre forme correlate di intolleranza, svoltasi a Durban, Sud Africa, in un violento attacco da parte dei Paesi arabi e islamici contro Stati Uniti, Israele, l'Occidente e i suoi valori; la Fao, Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura, con le sue dispendiose conferenze mondiali che, dal 1996 a oggi, si sono tradotte immancabilmente in altrettante occasioni di denuncia del modello di sviluppo occidentale e addirittura in platee mondiali per le esternazioni antioccidentali di Fidel Castro, Chavez, Mugabe e altri leader terzomondisti; l'Unep, Programma per l'ambiente, e gli altri organismi Onu che nel 2002 hanno organizzato a Johannesburg, Sud Africa, il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, un altro attacco all'unico sistema produttivo capace di offrire all'umanità sicurezza alimentare e benessere diffuso, dominato dalla presenza di decine di migliaia di esponenti di organizzazioni non governative no global esaltati dall'annunciata partecipazione di Castro e Arafat al loro forum parallelo.
Ban Ki-Moon eredita anche la difficile gestione dei tribunali, a partire da quelli speciali con cui le Nazioni Unite si sono assunte la delicata missione di amministrare la giustizia consegnando ai giudici i responsabili dei massacri che hanno decimato le popolazioni di Cambogia, Rwanda e Sierra Leone. Il primo, a distanza di quasi trent'anni dalla fine del regime dei Khmer rossi, non ha ancora neanche incominciato a funzionare. Quello del Rwanda, istituito nel 1995 per giudicare i protagonisti del genocidio della popolazione Tutsi culminato nel massacro di 937.000 persone nella primavera del 1994, ha emesso poco più di 30 sentenze, lasciando decine di migliaia di persone in attesa di giudizio. Troppo lenta appare anche l'attività del Tribunale della Sierra Leone, creato nel 2002 con il compito di punire gli istigatori della decennale guerra civile conclusasi nel 2001. Per ora vanta soprattutto l'arresto di Charles Taylor, ex presidente della Liberia, accusato di sostenere i ribelli sierraleonesi dei Ruf, al quale peraltro, in cambio dell'esilio spontaneo in Nigeria, era stata promessa l'immunità. Quanto al Tribunale Penale Internazionale con sede all'Aja, Olanda, entrato in vigore nel 2002 e competente da allora per casi di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità, al momento non è stato ancora in grado di emettere neanche una sentenza. Il Sudan non ha riconosciuto il suo diritto a procedere contro i cittadini sudanesi accusati di crimini contro le popolazioni del Darfur, la Repubblica Democratica del Congo ancora non si è pronunciata in merito e in Uganda i vertici del movimento antigovernativo Lord Resistance Army incriminati rifiutano di trattare la resa finchè non avranno la garanzia di non essere consegnati al tribunale dell'Aja, il che sta ritardando da mesi l'avvio dei negoziati con il governo.
Per finire, ma molto ci sarebbe ancora da aggiungere, il nuovo Segretario dovrà occuparsi della spinosissima questione delle missioni di peacekeeping e in generale della capacità delle Nazioni Unite di lavorare efficacemente per la pace. I fallimenti Onu in questo campo non sono pochi e, negli ultimi anni, alla delusione per gli insuccessi, si è aggiunta la preoccupazione per la valanga di denunce di gravissime violenze - persino stupri, atti di pedofilia e tratta di esseri umani - commesse da caschi blu, per non dire dei funzionari Onu addetti all'amministrazione dei campi per profughi e sfollati. Finora qualcosa, ma davvero troppo poco, è stato fatto: sono stati esclusi da future missioni 17 caschi blu africani, 11 nepalesi, sette uruguaiani, un francese e un indiano colpevoli di sfruttamento sessuale e dal 2004 a oggi 180 tra militari, poliziotti e funzionari civili alle dipendenze delle Nazioni Unite hanno subito sanzioni disciplinari a causa del loro comportamento. Annan lascia la carica proponendo, tanto per cambiare, l'elaborazione di un'ennesima «convenzione internazionale».

12 dicembre 2006

12 dicembre 1969: Piazza Fontana


12 dicembre 1969, ore 16,30, un ordigno esplode all'interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano provocando 16 morti e 84 feriti. Quasi contemporaneamente altre tre bombe scoppiano a Roma (all’Altare della Patria, al Museo del Risorgimento e alla Banca Nazionale del Lavoro) e sempre a Milano viene sventato un attentato alla Banca Commerciale in piazza della Scala con la bomba che esplode nella Banca Nazionale dell'Agricoltura, a Milano, gli Italiani stanno per entrare in una fase storica che durerà per più di un decennio: il terrorismo. Piazza Fontana rimarrà una strage impunita, ma non è uno dei “misteri d’Italia”. Le intuizioni giornalistiche dopo l'eccidio, le indagini della magistratura e il lavoro degli storici hanno invece chiarito molti punti: gli scopi politici, l’area eversiva, le complicità istituzionali, i legami internazionali.
Ho voluto semplicemente ricordare un giorno che forse tanti hanno”rimosso “da tempo…….

10 dicembre 2006

E’ Morto Augusto Pinochet


Augusto Pinochet Ugarte aveva 91 anni , capo di stato maggiore dell’esercito nel 1972 e comandante in capo l’anno successivo, nominato il 23 agosto 1973 dal presidente Salvador Allende.

L’11 settembre 1973, Allende morì in circostanze mai chiarite all’interno del palazzo presidenziale e il potere venne assunto da una giunta militare di cui Pinochet, anche nelle sue memorie, si dichiarò guida e ispiratore, secondo alcuni storici tuttavia il suo coinvolgimento sarebbe stato assai meno entusiasta e all’inizio avrebbe seguito la strada aperta da altri ufficiali, specie della Marina, più direttamente implicati nell’organizzazione del golpe.

Quel che è certo è che Pinochet assunse effettivamente la guida della giunta e nel 1974 si fece eleggere Capo dello Stato e Capitano generale delle Forze Armate. Seguirono 16 anni di terrore e repressione, con il sequestro e l’omicidio di migliaia di oppositori, anche in cooperazione con i governi di altri Paesi del «Cono Sur» Brasile, Uruguay, Paraguay e Argentina, tutti retti da regimi militari e impegnati nella cosiddetta «Operazione Condor» contro militanti della sinistra. In Cile, stando alle cifre di una Commissione di inchiesta indipendente, il numero di morti accertati e di «desaparecidos» supera i 3mila, le persone torturate sono almeno 28mila. Pinochet passò le consegne a Patricio Alwyn, non senza prima farsi nominare comandante in Capo dell’esercito e senatore a vita, carica che gli garantiva l’impunità giuridica. Nel 1998, nel corso di una visita in Gran Bretagna effettuata per motivi di salute, viene arrestato su mandato del giudice spagnolo Baltasar Garzon, accusato di gravi violazioni dei diritti umani e posto agli arresti domiciliari. Nella sua residenza ricevette la visita dell’ex premier Margaret Thatcher, che suscitò molte polemiche e molti dubbi sull’effettivo contributo cileno al conflitto delle Falkland, mai del tutto chiarito; successivamente, dopo sedici mesi di battaglie legali, i Lord diedero via libera all’estradizione - alla quale si era dichiarato contrario anche il governo cileno , ma l’allora ministro degli Esteri Jack Straw, la bloccò giustificando la decisione con il cattivo stato di salute dell’ex dittatore.

Tornato in patria, nel 2002 rassegnò le dimissioni da senatore a vita dopo che la Corte Suprema aveva stabilito che una forma di «demenza senile» gli impediva di affrontare qualsiasi processo, due anni dopo la sentenza venne revocata e da allora Pinochet è stato al centro di varie inchieste: la «Carovana della Morte», l’«Operazione Colombo», il caso «Villa Grimaldi» - tutte inchieste sulla sparizione, omicidio o tortura di oppositori del regime e il «Caso Riggs», nel quale è accusato di frode ed evasione fiscale.
Non si sa esattamente quanta gente sia stata uccisa dalle forze del governo e dei militari durante i 17 anni che rimase al potere, ma la Commissione Rettig elencò 2.095 morti e 1.102 "scomparsi". I dissidenti invece diedero stime molto più alte, fino a 80.000 morti.

La magistratura ha deciso di metterlo agli arresti domiciliari in attesa di processo per l’Operazione Colombo (nel quale viene accusato di sequestro e omicidio) e per il caso Villa Grimaldi, uno dei centri di tortura del regime.

Giudicare male Pinochet è lecito, per alcuni anzi doveroso. Emettere grida di giubilo e festeggiamenti no, altrimenti, insieme a Pinochet, muoiono il buon gusto e la decenza. Per giudicare gli uomini politici bisogna saper aspettare, adesso tutto questo potrà essere consegnato alla storia. La storia giudicherà, serenamente, gli errori di Allende e le colpe di Pinochet, simboleggiando con questi due nomi interi mondi che si sono scontrati.

9 dicembre 2006

KGB:non si smentisce mai, prima uccide, poi diffama.


Leggendo l’articolo su “Repubblica” inerente all’intervista del colonnello Oleg Gordievskij mi ritorna in mente un vecchio detto che dice “Se non puoi eliminare il nemico lo ridicolizzi. Se lo elimini getti comunque fango sulla sua memoria”. Non è solo un comportamento infame, ma una strategia politica precisa avviata dal regime bolscevico e portata avanti da tutti i successori di Lenin. “Calunniate, calunniate, qualcosa resterà” diceva Voltaire (forse) e il potere rosso imparò bene la lezione: i loro nemici di classe, non solo venivano uccisi ma sistematicamente calunniati, dipinti come degli infami, costretti a fare autocritica in pubblico, così che nessuno li ricordasse più per quello che erano. “Verranno gettati nella spazzatura della storia” diceva Trotzkij dei nemici del bolscevismo. E i sovietici agirono sempre di conseguenza: le Armate Bianche (che combattevano per la democrazia) furono accusate di revanscismo zarista e tuttora sono ricordate in questo modo da molti libri di storia; i socialisti democratici furono accusati di social-fascismo e molti li considerano tuttora come dei traditori opportunisti; i trotzkisti furono accusati di connivenza con l’imperialismo, gli anarchici di disfattismo, i sionisti di imperialismo e connivenza con il nazismo (e tuttora questa è una leggenda nera che circola ovunque); i resistenti polacchi e ucraini che si batterono contro i nazisti e poi resistettero a Stalin furono tacciati di collusione col nazismo e sono stati letteralmente rimossi dalla storia. Gli umoristi di regime, raccolti attorno alla rivista “Il Coccodrillo” lavoravano a pieno ritmo per far ridere sulle vittime dello stalinismo. Ma anche dopo Stalin, rimasero gli stessi metodi. Gestiti dalla “spada e scudo” del regime: il KGB e le sue diramazioni in tutto il mondo. In Polonia per far ridere sulla Chiesa ribelle, il regime sostituiva il vino con la Coca Cola e metteva la bottiglietta in bella mostra sull’altare. In Vietnam i politici anticomunisti più popolari e virtuosi venivano uccisi, mentre quelli più corrotti e incapaci erano lasciati in pace, così che il popolo ridesse di loro o li odiasse e il mondo avesse un’immagine distorta e negativa del Vietnam del Sud. In Italia ci hanno fatto credere per decenni che c’era un “doppio stato” fatto di mafia, P2 e servizi segreti che agiva nell’ombra. E ci hanno fatto credere che Moro fosse stato ucciso dai democristiani o dagli Americani e non da terroristi comunisti. Se un agente disertava e rivelava cose ai servizi segreti nemici, veniva sistematicamente infangato dalla stampa amica, tacciato di inattendibilità e disonestà. I dissidenti stessi erano considerati ufficialmente “pazzi” dal regime e rinchiusi in veri e propri gulag sanitari.Tutto questo ha una spiegazione di fondo: da una parte il marxismo è una filosofia determinista, un impianto talmente sicuro di sé da non ammettere deviazioni, discussioni e critiche. Chiunque non lo condivida, agli occhi di un marxista, deve essere sicuramente un ignorante, un deviato, un pazzo, un disonesto, una persona che in qualche modo è malsana. La gente deve ridere di chi sta deviando, non preoccuparsene nemmeno. Ma c’è di più: la calunnia è connaturata al collettivismo. Il collettivismo è una filosofia che deve appiattire l’uomo, fargli capire che deve a tutti costi rientrare nei ranghi, essere solo una ruota di un grande ingranaggio. La calunnia è fondamentale in questo processo, tanto quanto l’eliminazione fisica dei dissidenti. Perché la calunnia serve di esempio a tutti, convince il popolo che non ci sono né persone originali, né tantomeno eroi (che non siano quelli ufficiali).
Stiano attenti, oggi, quelli che ridacchiano sul “caso Scaramella”, prendendo in giro il suo cognome in modo infantile o tacciando l’informatore della Mitrokhin di loschi affari. E stiano attenti ancor di più quelli che pensano che Litvinenko sia stato ucciso in un affare di oligarchi e alta finanza, che sia tutto un “magna magna”. La verità non è ancora saltata fuori (e spero che i tempi di Scotland Yard siano più rapidi di quelli delle nostre inchieste), ma tutte queste tesi, tutte queste illazioni, tutte queste contro-accuse rivolte a Guzzanti e Scaramella, tutta questa confusione di nomi e vicende di cui ci sta bombardando la stampa (che sembra creata apposta per confondere i lettori e gli ascoltatori), ricorda troppo da vicino la solita vecchia disinformazione infamante firmata KGB.

7 dicembre 2006

LITVINENKO : ULTIMO ATTO


Cerchiamo di ricostruire una breve,ma interessante cronistoria dell'ex colonnello russo con altri interessanti episodi di rilievo per Voi che mi seguite su questo blog.
Negli ultimi anni Litvinenko era sorvegliato dai servizi segreti di mezzo mondo, ed era stato ascoltato anche dalla commissione Mitrokhin, presieduta dal senatore Paolo Guzzanti, che nella scorsa legislatura indagò sull'infiltrazione delle spie sovietiche nel nostro Paese, fornendo informazioni tra il terrorismo rosso e Mosca. Scaramella è l'ultimo a vederlo, era proprio l'uomo che l'aveva proposto come fonte per l'audizione in commissione. E che ora, da possibile vittima dell'avvelenamento, diventa verosimilmente sospettato, benché la stessa vittima si sia detta convinta della sua innocenza.
Intanto, Boris Stomakhin, direttore del mensile moscovita indipendente Radikalnaya Politika (Politica radicale), è stato condannato a 5 anni di carcere per i suoi articoli, in cui sono stati ravvisati i reati di istigazione all'odio religioso e istigazione alla violenza in Cecenia. Incriminato nel 2003 era stato catturato in circostanze drammatiche e misteriose nello scorso marzo,dal Cremlino per ora non filtrano commenti ufficiali. Ci si limita a definire "senza senso" le parole di Litvinenko, che non sarebbe neanche in grado di parlare, secondo il governo. Mentre l’FSB rigetta le accuse, un silenzio dorato e omertoso proteggendo il presidente Putin, affaccendato a stringere mani e accordi energetici in Vietnam, accompagnato dall'amicone e avversario Bush. Ufficialmente le indagini spetterebbero a Scotland Yard, ma il caso è ormai da giorni in mano all'MI6, il servizio segreto di Sua Maestà, eludendo l'iter delle investigazioni “ufficiali”. E a svolgere la campagna di informazione sull'episodio in Russia è soprattutto Radio Echo Moskwy, stazione radiofonica russa di proprietà di Gazprom, il colosso del gas al vertice del quale è stato appena nominato un ex funzionario del Kgb, Valery Golubev. E che per conto di Putin fa affari in mezzo mondo e stringe patti di ferro per il rilancio in grande stile dell'economia russa. A qualunque costo, si sussurra da Mosca. Nel luglio del 2005 uscì un articolo del quotidiano polacco Rzeczpospolita, poi ripreso dal quotidiano pakistano The Dawn e da altri organi di informazione. Rzeczpospolita riferiva che il servizio di sicurezza federale russo (FSB) aveva avuto rapporti diretti col numero due di Al Qaeda Ayman al-Zawahiri.

Prima di diventare membro di Al Qaeda, Zawahiri è stato implicato nelle stragi del 1998 a Dar-es-Salaam, in Tanzania e in Kenia.
Doha Time e France Presse furono più espliciti: "Al-Zawahiri è stato addestrato dal FSB ex Kgb in Dagestan nel 1998, poi trasferito in Afghanistan, è diventato il numero due di Bin Laden. Io lavoravo in quel gruppo del FSB e confermo che i collegamenti non si limitarono ad Al-Zawahiri", così ha dichiarato Alexander Litvinenko, ex agente fuggito dalla Russia nel 2000".
Altre utili informazioni sui viaggi di Zawahiri in Russia e Cina sono disponibili sul sito di geopolitica FSO (http://www.financialsense.com/stormwatch/geo/pastanalysis/2002/0716.htm), dove si cita anche il testo di Bodansky: "Bin Laden, l'uomo che ha dichiarato guerra all'America". Dopo essere giunto in Occidente, Litvinenko pubblicò un libro molto importante (insieme a un altro di Vladimir Bukovskij, Gli archivi segreti di Mosca, Spirali, 1999). Il testo fu scritto in collaborazione con Yuri Felshtinsky e pubblicato in russo e inglese. Il titolo era significativo: "Blowing up Russia".
Blowing up Russia fu un pugno nello stomaco di una nazione che interveniva pesantemente in Cecenia, e in qualche modo fu anche un favore al gruppo di lobbisti oppositori di Putin situato a Londra. Il governo di Putin veniva descritto come restauratore del vecchio sistema di potere (non dell'apparato ideologico di partito, ma quello pragmatico di potere) mentre la stagione allegra di Eltsin, corrotta ma libera, finiva alle spalle di uno Stato che ritrovava compattezza in una forma di nuovo autoritarismo e sciovinismo.
N.B.: Al Qaeda in Cecenia non ha inviato uomini né fatto attentati, pur essendo un caso di "aggressione all'islam" anche peggiore di quello iracheno o pakistano.
In madrepatria Litvinenko fu accusato alla corte militare di Narofominsk di abuso di ufficio, detenzione e furto di esplosivi e armi. Ma in quel momento l'ufficiale era già fuggito in Gran Bretagna con la famiglia, dove ottenne asilo politico.
In precedenza aveva rivelato con coraggio di essere stato incaricato di provvedere alla eliminazione del plutocrate Boris Berezovsky. In quel momento il tycoon aveva ancora una grande influenza nel Cremlino, anche se nel 1994 la sua auto era stata fatta saltare in aria. Dopo la scandalosa conferenza stampa di Litvinenko, nel 1998, ci fu una inchiesta federale sulle cause dell'attentato contro Berezovsky, che non portò a nulla di concreto. Litvinenko restò in carcere per otto mesi nella prigione di massima sicurezza Lefortovo, dopo di che uscì per inconsistenza dei capi di accusa nei suoi confronti. Ma a quel punto partì una seconda inchiesta per possesso di esplosivi, il che lo spinse alla fuga in Occidente.
Litvinenko arrivò a Londra nel 2000, dopo essere stato sconsigliato dal recarsi in Italia dal suo amico generale Trofimov.
Dopo aver partecipato alla conferenza di presentazione del documentario di Berezovsky ''Attack on Russia'' che descriveva il coinvolgimento del FSB negli attentati di Mosca del 1999, venne invitato a deporre in Russia. Rifiutò, due funzionari del consolato russo bussarono al suo appartamento di Londra, ma lui non li fece entrare. "Ho solo rifiutato di uccidere un uomo", dichiarò alla Gazeta di Mosca.
Intanto in Russia si aprì il secondo processo a suo carico, svolto in contumacia. Testimoni improbabili dichiararono che Litvinenko usò "metodi inammissibili" nel corso di un suo incarico a Kostroma.
Nel 2003 l'ex ufficiale informò Scotland Yard riguardo a un piano per uccidere Putin. Si parlò poi della struttura segreta del FSB, che aveva l'incarico di eliminare le persone sgradite.
L'Indipendent del primo dicembre riferisce che Litvinenko ha detto di essere stato avvelenato in relazione al caso di Anna Politkovskaya, in quanto conosceva i nomi degli esecutori del delitto. Ma l'ex agente Kgb in un'intervista rilasciata al 'Sunday Times' poco prima di morire aveva detto che sapeva di essere un "caso attivo" per i Servizi russi e aveva indicato l'uomo che su incarico di Mosca lo teneva sotto controllo a Londra: Anatoljy Viktor Kirov.che ha prestato servizio fino all'anno scorso presso l'ambasciata russa a Londra, accreditato come diplomatico. Kirov avrebbe lasciato l'attività di funzionario presso la rappresenza diplomatica nell'ottobre 2005, ed avrebbe quindi, successivamente, fatto ritorno a Londra. Malgrado il suo presunto rientro in Russia, Litvinenko non aveva dubbi: ''Kirov mi seguiva'' Queste rivelazioni rafforzerebbero la tesi che Litvinenko sia stato avvelanto da un “qualcuno”che avrebbe legami con l'intelligence russa.

Intanto da Londra, Mario Scaramella dichiara, “Ho dato a Litvinenko dei documenti relativi al gruppo di agenti responsabili dell'assassinio della giornalista Politkovskaya". Da tener ben presente che a differenza di Roma, a Londra non si indaga su Scaramella, ma su un caso di assassinio.

6 dicembre 2006

Droga, un'ex terrorista tra i membri della nuova Consulta.


Questa nobildonna(nella foto) è stata nominata dal ministro di Rifondazione Paolo Ferrero membro della Consulta nazionale per le tossicodipendenze, scatenando una vera e propria bufera politica sulla scelta del ministro Susanna Ronconi è tra i componenti della nuova Consulta nazionale sulle tossicodipendenze.
La Ronconi, nata a Venezia nel 1951,già militante di Prima Linea e poi brigatista, partecipò nel 1974 all'assalto della sede dell'Msi-Dn a Padova in cui persero la vita due persone e per questo condannata a 12 anni di carcere fu arrestata a Firenze nel 1980 nel covo di Borgo San Frediano 81 dopo 6 anni di latitanza, è stata una delle figure di spicco del terrorismo armato tra la metà degli anni '70 e il 1980
Ecco cosa accadde: intorno alle 10 del mattino del 17 giugno 1974, un commando di esponenti delle Brigate Rosse penetrò con la forza nella sede dell'MSI di Padova, sita in via Zabarella 24 allo scopo di prelevare alcuni documenti. Il commando era composto dai seguenti terroristi:Roberto Ognibene, esecutore materiale dell'incursione, Fabrizio Pelli esecutore materiale dell'incursione. Susanna Ronconi, con funzione di retroguardia,Giorgio Semeria, con funzioni di autista., Martino Serafini, con funzioni di sentinella per un eventuale arrivo delle forze dell'ordine.
Penetrati all'interno del locali, i due terroristi vi trovarono Graziano Giralucci, militante dell'MSI e Giuseppe Mazzola, un ex carabiniere in pensione che teneva la contabilità, entrambi casualmente presenti quella mattina nella sede del partito.
I due terroristi estrassero due pistole, una P38 e una 7,65 con silenziatore, e tentarono di immobilizzare i due missini: Mazzola, non intimorito, afferrò la pistola di uno dei due terroristi e Giralucci cercò di immobilizzarlo abbrancandolo per il collo.
L'altro terrorista intervenne sparando un colpo che raggiunse alla spalla Giralucci ed un secondo che colpì Mazzola trapassandogli la gamba destra e l'addome: Mazzola e Giralucci, ormai inermi, furono freddamente uccisi ognuno con un colpo alla testa.
Insomma un nuovo caso dopo quello di Sergio D'Elia contro cui nomina a segretario della Camera si era scagliato Lorenzo Conti, figlio dell'ex sindaco di Firenze ucciso dalle Br.
Questa volta il caso è stato sollevato da Maurizio Gasparri di An che accusa il governo "di riciclare i terroristi". Il ministro della Solidarietà sociale difende la sua scelta e sottolinea che la Ronconi "ha titoli scientifici maggiori di altri componenti della Consulta" visto che "rappresenta il Forum Droghe, si è occupata per anni di comunicazione, collabora da dieci anni nel gruppo Abele ed è autrice di numerose pubblicazioni internazionali. Non abbiamo alcun motivo per dire no". A difendere l'ex terrorista intervengono anche Franco Corleone, Forum Droghe, e Don Luigi Ciotti che afferma: "Il passato non crei pregiudizi". Ha ragione Maurizio Gasparri: “Con questa gente al governo abbiamo i terroristi nel Palazzo e le Forze dell’Ordine in corteo”.

Vasili MITROKHIN: il Dossier


*Molte vicende riguardanti le relazioni tra Kgb e i politici italiani sono di dominio pubblico, in quanto atto parlamentare. In questo senso una delle parti più pertinenti ai rapporti tra Italia e Urss è il resoconto della seduta dell'aprile del 2004 (la 58ma), in particolare sui rapporti tra Nomisma e l'Istituto Plekhanov (branca economica del Kgb), da pagina 45 in poi*

Non si chiama "archivio Mitrokhin" ma "materiale Impedian", è costituito in gran parte da fascicoletti di uno o due pagine, dal numero 1 giunto a Roma il 23 marzo del '95 a quello 261, "emesso il 10 novembre 1998". In tutto, 645 pagine di documenti inviati ieri alla Commissione stragi dalla Procura di Roma. Documenti zeppi di nomi di politici, giornalisti, diplomatici, funzionari dello Stato, di codici, di operazioni illegali e di "misure attive" poste in essere dal Kgb in Italia per oltre quarant'anni.
LA STRUTTURA DEL DOSSIER
Vasili Mitrokhin,ex-colonnello del temutissimo KGB (Komiter Gosudarstvennoi Bezopasnosti), il servizio segreto della ex URSS. Dal 1956 al 1984 ha prestato servizio presso gli archivi della sezione esteri. Grazie alla sua posizione ha potuto svolgere una certosina attività di trascrizione delle schede dell'archivio; 300 mila sono i documenti trafugati. Nel 1992, grazie al prezioso aiuto di un ex agente segreto inglese, Richard Tomlinson, è riuscito a fuggire in Inghilterra con il prezioso “carico”. I documenti che riguardano il nostro paese sono composti da 645 pagine (dagli anni '60 al 1991). Il servizio segreto britannico, l’ MI-5, ha iniziato a trasmettere al SISMI (Servizio Informazioni Sicurezza Militare) la prima parte di tali documenti nel 1995. L'archivista Vasili Mitrokhin non viene mai citato ma viene indicato come "fonte" e descritto come "ex ufficiale del Kgb di provata attendibilità". La "data dell'informazione" è "fino all'84", anno in cui Mitrokhin andò in pensione. Il frontespizio di ciascun fascicoletto contiene una avvertenza importante per il nostro servizio segreto di controspionaggio, il Sismi. "Attenzione: si fa presente che si tratta di fonte sensibile. Il materiale Impedian va tenuto e va visto solo da personale indottrinato. Nessuna azione va presa sulla scorta di questo rapporto o discussione/distribuzione del materiale Impedian al di fuori del Vostro servizio senza il consenso dell'originatore". Ecco perché la documentazione "top secret", cioè classificata come "segretissimo" in Gran Bretagna è stata consegnata alla magistratura solo dopo il via libera del governo britannico.
Lo stile è burocratico, secco e molto stringato. I fogli sono semplici fogli bianchi, tutti uguali, privi di qualsivoglia intestazione: niente firme, niente sigle. Fogli anonimi. I nomi citati sono centinaia e centinaia. Molti nomi in codice sono rimasti non identificati. Ma bisogna dirlo subito "non tutti i nomi sono spie", come ha affermato anche il consulente della Commissione stragi professor Victor Zaslavsky della Luiss, esperto di problemi riguardanti il Kgb e in genere di vicende legate al blocco sovietico.
I POLITICI
Armando Cossutta, Francesco De Martino, Jas Gawronski, Lelio Basso, Falco Accame, Michele Achilli e Giuseppe Avolio. Questi i principali uomini politici italiani che, secondo il dossier, sarebbero stati contatti del Kgb. Altri nomi figurano in codice, mentre anche Emanuele Macaluso è inserito nel dossier, ma con una scheda "contro", ovvero con pesanti riferimenti a vicende familiari personali.
La scheda di Cossutta, la 132, parla di "contatto confidenziale". In particolare si racconta di un incontro segreto avvenuto nel 1975 con l'ambasciatore sovietico in Italia Nikita Ryzhov. Anche De Martino, che è stato vicepresidente del Consiglio, è considerato "un contatto confidenziale del Kgb" ed ha svolto "diversi compiti, mirati ad influenzare l'opinione pubblica in Italia (non si hanno ulteriori dettagli)". Jas Gawronski, giornalista, europarlamentare di Forza Italia ed ex portavoce di Silvio Berlusconi a palazzo Chigi, figura con il titolo "coltivazione del Kgb". Accame nel 1977, quando era presidente della Commissione difesa della Camera, venne contattato dal Kgb e spinto a presentare un'interrogazione contro la presenza di sottomarini americani in Sardegna. Avolio secondo il dossier fu "coltivato" a Roma dal 1961 al 1965, tuttavia "si è rifiutato di approfondire il rapporto con il Kgb". Nel dossier viene indicato come "agente" anche Ruggero Orfei, ex consulente di Ciriaco de Mita a palazzo Chigi. E si parla di un contatto con il generale Nino Pasti.
LA GERARCHIA DELLE "SPIE"
Come si può vedere dalle indicazioni usate nel dossier per i politici, c'è una precisa gerarchia delle spie. Le spie vere e proprie, e cioè le persone che dietro compenso in denaro fornivano notizie,
sono quelli che nel gergo del Kgb sono definiti gli "agenti informatori confidenziali". Lo ha spiegato Zaslavsky il quale ha anche aggiunto che "il caso di Cossutta però è diverso perché lì veniva pagata la sua corrente".
L'episodio di spionaggio più clamoroso, secondo il consulente della Commissione stragi, è quello di un ingegnere che fornì informazioni riguardo un brevetto per un particolare tipo di gomma industriale. Questi ricevette un compenso di 50 mila dollari, ma all'ex Unione Sovietica fece risparmiare 16 milioni di rubli, necessari per la ricerca scientifica. Poi ci sono gli "agenti di influenza", la cosiddetta linea Pr (pubbliche relazioni) e cioè i giornalisti. Alcuni di essi risultano essere stati tra gli "agenti meglio remunerati" tra quelli che dipendevano dalla "residentura" appoggiata presso l'Ambasciata sovietica di Roma. Servivano proprio a veicolare le tesi del Kgb, meglio se su importanti quotidiani e riviste. Infine ci sono "i coltivati", cioè le personalità "corteggiate", ovvero quelle prescelte e contattate per un eventuale "aggancio".
I COMPITI DEL KGB
In più schede vengono riferiti i compiti che di volta in volta furono assegnati dal Centro al Residente del Kgb in Italia. Nel 1980 ad esempio giunse l'imput di "infiltrare" il Vaticano dopo l'elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II, il Papa polacco, in coincidenza dei grandi sommovimenti popolari in Polonia e della nascita del sindacato Solidarnosc.
LE OPERAZIONI ILLEGALI E IL SABOTAGGIO
Un ampio capitolo è dedicato dal dossier a tutte le misure di sabotaggio, infiltrazione e appoggio ad operazioni illegali che erano state predisposte sul nostro territorio, compreso l'omicidio. Oltre alla mappa dettagliata dei nascondigli di armi occultate insieme a radiotrasmittenti, destinate alla cosiddetta Gladio Rossa.
LE DINAMICHE ALL'INTERNO DEL PCI
I fascicoli di Mitrokhin mettono in evidenza i rapporti contrastati tra l'ex Urss e il Partito comunista italiano, così come si sono dipanati nel corso dei decenni. Dalla richiesta di aiuto avanzata da Giorgio Amendola per contrastare un eventuale e temuto golpe in Italia, al tentativo di bloccare Enrico Berlinguer, screditando lo stesso segretario del Pci. Fino alle iniziative prese da Andropov per bloccare l'eurocomunismo.
LE BR E LA CECOSLOVACCHIA
Alcune schede di Mitrokhin riguardano i rapporti tra i servizi cecoslovacchi e le Brigate rosse.
Nel rapporto 143 viene riportato un episodio che nel nostro Paese era già noto attraverso il dossier inviato all'inizio del 1990 dal presidente cecoslovacco Vaclav Havel. E cioè che un dirigente del Partito comunista italiano (Salvatore Cacciapuoti) si era recato a Praga per sollecitare i cecoslovacchi a troncare qualsiasi rapporto con le Brigate rosse.
Mitrokhin aggiunge un particolare inedito e cioè che lo stesso ambasciatore russo a Roma, Nikhita Rykhov sospettava "che all'interno dell'ambasciata cecoslovacca ci fosse qualcuno che era in contatto con le Brigate rosse".
"LIBERO"
Libero, secondo le note del dossier, era il nome in codice di Lelio Basso. L'ex presidente del Psiup, ed ex segretario del Psi, risulta reclutato nel 1970 come "contatto riservato", ma contattato già nel 1963. "Basso - si legge nel rapporto Impedian numero 7 - fu gestito da un membro della Residenza del Kgb di Roma".
LE "MISURE ATTIVE" E IL CASO MORO
Nel giugno del 1978 (poco più di un mese dopo l'assassinio dello statista democristiano) il Kgb vara l'operazione Shporà ("Sperone"). Obiettivo: coinvolgere gli Stati Uniti nel caso Moro. Ne parla il rapporto Impedian 234. L'operazione riuscì.
M. Antonietta Calabrò
Il Corriere della Sera del 12 ottobre 1999

Gladio, piano Solo, golpes vari, dossier Mitrokhin...
le notizie del 2004: ottobre/dicembre
6 ottobre 2004 - MITROKHIN: DAI GIORNALI
"Il Gazzettino"
ESCLUSIVO Anticipiamo le conclusioni dell'inchiesta
Mitrokhin, i retroscena di uno scandalo italiano Roma
Sono clamorose le conclusioni del rapporto che la Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Mitrokhin sta per votare, e di cui il nostro giornale anticipa i passaggi-chiave. Il documento, ancora riservato, addebita al Sismi una censura sulle bozze del dossier Mitrokhin, inviategli dal servizio segreto inglese. La cancellatura più importante è sul ruolo nel Kgb di Armando Cossutta, ex dirigente del Pci poi diventato uno dei "padri" di Rifondazione e oggi leader dei Comunisti italiani. Il rapporto individua corrispondenze di date e avvenimenti fra l'insabbiamento di parti del dossier Mitrokhin riguardanti Cossutta, e il dietrofront di Rifondazione che nel '95 salvò il governo Dini ormai sull'orlo delle dimissioni, consentendo al centrosinistra di ottenere dal presidente Scalfaro il rinvio del voto anticipato.Il rinvio ha favorito la nascita dell'Ulivo che si è poi mantenuto al potere fino alle politiche 2001.
IL RAPPORTO LA COMMISSIONE PARLAMENTARE HA DICIANNOVE CERTEZZE Sono 19 le conclusioni alle quali arriva il "rapporto di metà mandato" della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Mitrokhin. E sono conclusioni ancora riservate, che in queste ore stanno passando all'esame del voto. Ma i 19 punti cominciano tutti con due paroline che certificano come assodato dalle prove e dai fatti quanto dichiarato: "Vi fu...". Ecco, in sintesi, i punti acclarati dalla Commissione:
1) Vi fu la sostituzione del direttore del direttore della Prima divisione del Sismi da parte del direttore, generale Siracusa, 48 ore prima che il 28 marzo 1995 arrivassero i primi rapporti Mitrokhin da Londra.
2) Vi fu una paralisi dell'attività di controspionaggio su tutto il rapporto Impedian su preciso ordine emanato il 10 aprile 1995 dal nuovo direttore della Prima Divisione.
3) Vi fu una precisa scelta del Sismi di non incontrare "Impedian", ovvero l'ex agente del Kgb Vasilji Mitrokhin.
4) Vi fu un volontario fraintendimento circa il protocollo ordinario di salvaguardia della fonte, utilizzato come pretesto per tenere all'oscuro organi competenti per legge.
5) Vi fu l'estromissione per un anno, dal 16 maggio 1997 all'8 maggio 1998 della Prima Divisione del Sismi che ha competenza sul controspionaggio.
6) Vi fu l'estromissione della Polizia Giudiziaria pur a fronte dell'evidenza di numerosi reati trascritti nelle schede di lavorazione del Sismi.
7) Vi fu un pregiudizio concettuale che fece ritenere al Sismi l'assoluta inutilizzabilità di tutto il materiale Impedian per attività di controspionaggio.
8)Vi fu una completa e ingiustificata omissione di accertamenti investigativi sui pubblici funzionari indicati nel dossier Impedian che al momento dell'arrivo dei report rivestivano ancora ruoli di responsabilità in seno alla pubblica amministrazione, con un'anomala trattazione della posizione di due alti esponenti della diplomazia, uno con funzioni presso la Presidenza della Repubblica e l'altro con mansioni delicate all'interno del ministero delle Finanze.
9) Vi furono correzioni e interpolazioni preventive sulla stesura del saggio pubblicato dagli inglesi The Mitrokhin archive riguardo il denaro che il Kgb avrebbe versato "direttamente nelle tasche di Armando Cossutta" e riguardo al coinvolgimento dell'agente del Kgb Giorgio Conforto alias agente Dario nell'ambito delle vicende connesse al caso Moro: la mitraglietta Skorpion che lo uccise fu trovata a casa della figlia di Conforto.
10) Vi fu una precisa e deliberata scelta della direzione del Sismi di non formalizzare in alcun atto le comunicazioni pur previste dalla legge: queste scelte, unite all'avocazione e all'inattività, permisero di soffocare le evidenze di Impedian. "Vi fu, in sostanza, una condivisione delle scelte del Sismi da parte dei governi Dini, Prodi e D'Alema.
11) È certo che i presidenti del consiglio dal marzo 1995 all'ottobre 1999 non hanno mai ricevuto comunicazione "ufficiale" da parte del Sismi della produzione Impedian.
12) È certo che i ministri della Difesa dell'epoca non hanno ricevuto ufficialmente - come prevede la legge - comunicazione immediata dei fatti da parte del Sismi.
13) Vi fu un illegittimo "scavalcamento del Cesis omettendo così di coinvolgere un organo deputato a massima autorità politica con responsabilità sulla gestione dei Servizi segreti.
14) Vi fu un'incomprensibile esclusione del Sisde dall'apporto investigativo.
15) Vi fu una trattazione della pratica Impedian anomala anche in confronto con analoghi casi avvenuti in precedenza, come le operazioni denominate Ovation Rodo, Isba e Pravo.
16) Risulta che la pratica Impedian, in copia e anche in originale, classificata come "segretissimo", uscì per almeno tre volte dal Sismi in direzione dell'Autorità politica. Di queste uscite di materiale classificato non c’è traccia formale e protocollare negli atti del Sismi.
17) Vi fu sincronia di gestione dell'affare Impedian da parte dei direttori del Sismi. Le dichiarazioni davanti alla Commissione del generale Siracusa e del suo successore ammiraglio Battelli "hanno visibilmente mirato ad impedire la completa ricostruzione delle circostanze e depistare ulteriormente l'accertamento dei fatti".
18)È certo che gli abusi dell'operazione Impedian non sono state denunciate dal Comitato parlamentare di controllo sui Servizi perché non era al corrente di numerose risultanze emerse solo oggi grazie al lavoro della Commissione d'inchiesta.
19) È comprovata una precisa e determinata volontà dei premier Dini, Prodi, D'Alema e del vicepremier Mattarella di accreditare davanti alla Commissione la tesi di una validità formale e sostanziale dell'operazione Impedian così come gestita dai direttori del Sismi Siracusa e Battelli.
"I silenzi su Cossutta salvarono tre governi" Le conclusioni dell'inchiesta sulle spie sovietiche in Italia: dalle anticipazioni emergono clamorosi risvolti politici Le date e lo "sbianchetto". Sono questi i due pilastri su cui poggia il rapporto che la Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Mitrokhin sta per votare, e del quale Il Gazzettino è in grado di anticipare alcuni passaggi-chiave. Un rapporto ancora riservato, che in queste ore è oggetto di discussione tra deputati che minimizzano e senatori che ingigantiscono. È il destino di ogni commissione parlamentare: difficile che la verità sia unanime, accadde lo stesso ad esempio per la P2. Ma se la verità sancita dalla "Mitrokhin" sarà quella contenuta nel rapporto, quella di Licio Gelli e compari esce dal confronto come una semplice compagnia di burloni.
LA CENSURA Date e "sbianchetto", coincidenze e scolorina: elementi che tornano a galla quasi in ogni pagina del documento. Lo "sbianchetto" è quello utilizzato dal Sismi per operare una censura clamorosa sulle bozze del dossier Mitrokhin che il servizio segreto inglese, l'Mi5, aveva consegnato ai colleghi italiani per le "opportune verifiche". La cancellatura più eclatante che balza all'occhio riguarda il ruolo di Armando Cossutta, oggi presidente dei comunisti italiani dopo aver creato Rifondazione comunista e prima ancora aver rappresentato la linea filosovietica più ortodossa del Pci fino alla sua dissoluzione. Nell'autunno del 1998 lo storico inglese Christopher Andrew, incaricato di scrivere insieme a Vasilji Mitrokhin un saggio con tutte le rivelazioni dell'ex agente del Kgb, ha terminato il suo lavoro: le bozze vengono consegnate ai servizi inglesi che "girano" a quelli italiani le parti riguardanti il nostro Paese. La Commissione parlamentare d'inchiesta ha scoperto che dalle bozze rispedite a Londra un'operazione di "sbianchettatura" ha fatto sparire una frase: a pagina 790 si leggeva che "...se i fondi dell'Urss dovevano essere diretti verso l'Italia, questi dovevano passare attraverso le mani di Armando Cossutta esometimes directly into the pockets of Cossutta". La frase in corsivo, che tradotta dall'inglese significa "altre volte direttamente nelle tasche di Cossutta", non c'è più.
Possibile che il Sismi si incarichi autonomamente di operare simili censure senza informare di quanto emerge dall'archivio Mitrokhin le autorità che - per legge - dovevano essere informate? Possibile, secondo le deposizioni rilasciate in più occasioni dai protagonisti davanti alla Commissione. Ma qui entrano in ballo le date.
LE ORIGINI "I primi 30 rapporti del materiale consegnato da Mitrokhin all'Mi6 arrivano al Sismi nel marzo 1995 - si legge nel rapporto riservato che sta per essere votato dalla Commissione parlamentare - in un momento molto delicato in Italia sotto il profilo politico e istituzionale". È questa la chiave di lettura scelta dalla Commissione. Una chiave che porta a risultati clamorosi e inquietanti.
28 marzo 1995: quando mancano 48 ore all'arrivo dei primi 30report denominati Impedian (dal nome in codice dell'ex agente sovietico Vasilji Mitrokhin) già da qualche mese nelle mani degli inglesi, il direttore del Sismi generale Siracusa ordina la sostituzione del direttore della Prima divisione, colonnello Alberico Lo Faso. Al suo posto subentra il colonnello Luigi Emilio Masina, già capo del Raggruppamento centri di controspionaggio.
30 marzo 1995:i servizi segreti inglesi Mi5 inviano al Sismi le prime 30 schede, su 261 in totale che riguardano l'Italia.
10 aprile 1995: il nuovo capo della Prima divisione del Sismi, colonnello Masina, emana un ordine di servizio che di fatto paralizza "le attività di controspionaggio su tutto il complesso dei rapporti Impedian. L'ordine è rimasto valido fino alla fine di aprile del 1998".
6 ottobre 1995: l'Mi5 ottiene il report numero 132, quello che riguarda Armando Cossutta.
19 ottobre 1995: il Senato approva la mozione di sfiducia individuale contro il ministro della Giustizia Filippo Mancuso. Il partito di Rifondazione Comunista guidato da Cossutta e Bertinotti prosegue nella martellante richiesta di dimissioni del governo Dini e di nuove elezioni. Il partito è spaccato già da giugno, quando 19 parlamentari avevano fondato il gruppo dei Comunisti Italiani, determinante per la sopravvivenza del governo "tecnico" di Dini. Ma Cossutta già in luglio aveva accentuato la linea intransigente: "Le elezioni devono avvenire entro novembre per eliminare l'ipocrisia esistente che definisce il governo Dini un governo tecnico, mentre sappiamo benissimo che è un governo politico che, sotto l'aspetto tecnico, fa scelte politiche". E ancora: "Dini è quello che per il Portogallo fu Salazar: anche lui ministro delle Finanze, un bravo tecnico; poi in Portogallo non c'è più stata la democrazia per tanti, tanti anni. Forse Dini la pensa allo stesso modo".
23 ottobre 1995: l'assemblea dei 38 parlamentari di Rifondazione comunista decide all'unanimità di votare la mozione di sfiducia a Dini presentata dal centrodestra. Il voto è previsto per il 26 ottobre: la maggioranza di fatto non ha più i numeri per governare, sulla carta i deputati favorevoli alla sfiducia sono 316 e i contrari 308.
26 ottobre 1995: "Cinque minuti prima che alla Camera prendano il via il dibattito e la votazione sulla mozione di sfiducia al governo Dini - si legge nelle bozze del raporto -, Rifondazione inverte radicalmente e improvvisamente la propria rotta politica. È il presidente del Prc Armando Cossutta ad annunciarlo nella dichiarazione di voto: i deputati di Rifondazione non parteciperanno al voto e usciranno dall'aula". Motivo del dietro front? Cossutta lo spiega così: quella mattina Dini gli assicurò che si sarebbe dimesso il 31 dicembre 1995 "ed è ormai certo che si andrà a votare". Nessuna delle due certezze risulteranno poi corrispondenti a verità. Ma c'è di più: uscendo dall'aula, Cossutta annuncia di aver raggiunto un accordo - definito di "desistenza" - con le forze che da lì a qualche mese costituiranno l'Ulivo.
30 ottobre 1995: è la data ufficiale in cui l'Mi5 consegna al Sismi il report su Cossutta e sui suoi rapporti con i sovietici, secondo le dichiarazioni dei vertici. Ma non c'è nessuna certezza su questa data: basti pensare che - come vedremo - inspiegabilmente il Sismi non protocolla il report 132 su Cossutta fino all'8 novembre.
7 novembre 1995: il generale Siracusa, capo del Sismi, incontra ufficialmente il presidente del Consiglio Lamberto Dini "per informarlo dell'esistenza della produzione Impedian. Fra i rapporti di cui Siracusa fa cenno durante l'incontro è compreso anche il 132, uno di quelli riguardanti Cossutta, definito nelle ultime due righe "contatto confidenziale del Kgb" a Roma".
7 novembre 1995:nello stesso giorno Silvio Berlusconi sale al Quirinale per ricevere dal presidente Oscar Luigi Scalfaro la data in cui si terranno le elezioni come promesso qualche mese prima in cambio del via libera al governo tecnico di Dini. Invece si sente rispondere che di elezioni non se ne parla: Scalfaro non intende sciogliere le Camere ritenendo che ci sono i numeri per garantire una maggioranza.
8 novembre 1995: il Sismi si decide a protocollare il report 132 su Cossutta, a più di un mese dal momento in cui l'Mi5 è entrato ufficialmente in possesso del documento.
13 dicembre 1995: nasce l'Ulivo.
5 gennaio 1996: l'Mi5 ottiene il report 152. Si tratta delle 142 pagine del "Lexicon", il dizionario del Kgb che riporta 847 termini usati dall'intelligence sovietica per interpretare competenze e responsabilità specifiche. Da quel documento si potrebbe capire quale sia stato il ruolo di tutti i protagonisti nominati nelle schede in possesso di Mitrokhin.
29 febbraio 1996: il Sismi riceve il report 152. Per altri tre anni incredibilmente non viene tradotto perché, secondo la sorprendente annotazione apposta dal funzionario del nostro servizio segreto militare, "si tratta di un dizionario". "A meno di due mesi dalle elezioni dell'aprile 1996 - commenta il rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta - si poteva dunque avere la nozione esatta di che cosa il Kgb intendesse per "contatto confidenziale", com'era qualificato nel materiale Impedian il presidente del Prc Cossutta, l'uomo che rappresenterà il perno attorno al quale ruoterà l'intera attività del centrosinistra". Ecco cosa si leggeva nel Lexicon alla voce "contatti confidenziali": "Individui di nazionalità straniera che, senza essere fonti, comunicano agli agenti intelligence informazioni di loro interesse e soddisfano richieste confidenziali che in sostanza sono di natura intelligence, sulla base di affinità ideologica e politica, interessi materiali, amicizia o altre relazioni che hanno stabilito con gli agenti intelligence".
LE INCONGRUENZE
E qui i conti non tornano: Dini in due audizioni davanti alla Commissione ha ribadito che nell'incontro del 7 novembre 1995 il generale Siracusa accennò a generiche notizie relative a Cossutta e ai finanziamenti ai partiti "già oggetto di inchieste della magistratura". Ma la condotta attribuita dalla fonte Impedian a Cossutta di percepire fondi anche a titolo personale ("sometimes directly into the pockets...") "non era né coperta dall'amnistia per i finanziamenti percepiti dalle forze politiche fino al 1989 né era circostanza a quel momento nota alla nostra Autorità Giudiziaria, che anzi aveva archiviato le inchieste aperte su questo filone a partire dal 1991 per mancanza di elementi di prova". Adesso le prove ci sono, ma secondo il rapporto della Commissione, il Sismi le "sbianchetta". Perché?
Non è questo, il solo "perché" che non trova risposta; o se la trova, è una risposta sconcertante. In quegli stessi giorni di inizio 1996, infatti, l'Mi5 inglese offre per ben tre volte al Sismi l'opportunità di interrogare Mitrokhin, la fonte Impedian ancora coperta da segreto. E incredibilmente per tre volte il Sismi rinuncia. Ormai le elezioni sono alle porte, il voto della tarda primavera del '96 vede il successo dell'Ulivo anche grazie alla "desistenza" di Cossutta. Il dossier Mitrokhin resta ancora una nebulosa nelle mani di pochi. Tra questi pochi c'è anche il nuovo premier Romano Prodi che ufficialmente viene messo a conoscenza dell'esistenza dell'archivio da parte del generale Siracusa il 30 ottobre 1996. Ma "è certo - rileva la bozza di rapporto della Commissione - che i presidenti del Consiglio che si sono succeduti nel tempo dal marzo 1995 (Dini) all'ottobre 1999 (D'Alema) non hanno mai ricevuto "comunicazione ufficiale" da parte del Sismi della produzione Impedian, neanche quando furono individuati sul territorio nazionale depositi radio del Kgb". Lo stesso vale per i ministri della Difesa. E di quei pochi incontri protocollati ufficialmente (Dini, Prodi, Andreatta) i contenuti sono vaghi o presentano aspetti inquietanti: il ministro della Difesa Andreatta fu informato ufficialmente in una data non certa collocabile tra il 15 e il 26 ottobre 1996. Ma la data del 2 ottobre vergata a mano sia dal ministro che dal direttore del Sismi in calce a una lettera datata 26 ottobre 1996, è risultata falsa. Andreatta non può dare spiegazioni perché da tempo giace in stato di coma dopo l'ictus che lo colpì in Parlamento.
IL RIBALTONE
Trascorrono così due anni, fino a quando nell'ottobre 1998 le divisioni crescenti tra prodiani, dalemiani e Rifondazione portano alla caduta del governo Prodi. Ma anche in questo caso non si vota: Scalfaro non vuole. Alla bisogna di garantire i voti necessari a varare il "governo del Palazzo" guidato da D'Alema è nato un nuovo soggetto politico: il Partito dei Comunisti Italiani. A questa forza politica, "il cui leader indiscusso Armando Cossutta è indicato da Mitrokhin quale contatto confidenziale del Kgb, viene affidato il dicastero della Giustizia, nella persona di Oliviero Diliberto".
22 gennaio 1999: il Sismi avverte finalmente il Cesis e il ministero della Difesa della scoperta di armi e depositi radio del Kgb, ma tace su tutto il resto. Questo fa ritenere alla Commissione che la condotta del Sismi non fu casualmente sprovveduta, ma frutto di precisa scelta.
11 settembre 1999: sul Times di Londra esce la prima indiscrezione circa la prossima pubblicazione di un libro contenente un dossier chiamato "Mitrokhin" dal nome di un agente del Kgb fuggito anni prima in occidente.
24 settembre 1999: la Procura di Roma acquisisce per la prima volta il dossier Mitrokhin, nella versione "sbianchettata" preventivamente dal Sismi e apre un'inchiesta per spionaggio con decine di persone indagate.
8 ottobre 1999: il presidente del Consiglio D'Alema si dichiara disponibile a consegnare gli atti del dossier Mitrokhin al Parlamento, ma contrariamente a quello che avvenne per la P2, non la lista dei nomi.
7 maggio 2002: si insedia la commissione parlamentare d'inchiesta sul dossier Mitrokhin, formata da 20 deputati e 20 senatori. A presiederla è nominato il giornalista e parlamentare di Forza Italia, Paolo Guzzanti.
4 maggio 2004: la procura di Roma chiede l'archiviazione dell'inchiesta. Vasilji Mitrokhin non è mai stato interrogato e quindi non ha mai potuto convalidare le accuse contro gli indagati contenute dei report che lui steso aveva scritto.
Non è mai stato interrogato perché è morto ottantaduenne a Londra il 23 gennaio 2004: il Sismi aveva ricevuto le sue carte nove anni prima.
Giudizi pesanti del centrosinistra nel dibattito in Commissione che dovrebbe portare nei prossimi giorni al voto sulla bozza di relazione
"Tesi preconcette, giusta la prudenza del Sismi"
"Tesi preconcette, un disegno prestabilito basato su falsità, prove ignorate e documenti non presi in considerazione perché contrari al castello costruito". Il giudizio sul rapporto intermedio della Commissione Mitrokhin da parte dei parlamentari dell'opposizione è durissimo. In particolare, si punta il dito contro il presidente della Commissione Paolo Guzzanti, che in quanto giornalista ha in più occasioni pubblicato articoli in cui anticipava conclusioni e annunciava novità raccolte dall'inchiesta: "La proposta di relazione - rileva ad esempio la senatrice della Margherita Cinzia Dato - è infarcita di ipotesi e sospetti, di insinuazioni degne di romanzi di appendice(...)". Quanto al lavoro del Sismi, il centrosinistra lo difende in quanto "era assolutamente necessario procedere alla verifica dei report sotto il profilo dell'attendibilità" prima di relazionare ai vertici politici o eventualmente all'autorità giudiziaria. Da qui la cautela e i tempi lunghi. Allora perché non interrogare direttamente Mitrokhin? "In realtà l'offerta inglese di ascoltare l'archivista del Kgb fu accettata, non respinta". Semplicemente, "fu deciso di rimandare l'intervista nell'attesa del preannunciato arrivo di ulteriori report". E poi, altra obiezione dei Commissari del centrosinistra, il controspionaggio deve agire prioritariamente per prevenire eventuali danni nei confronti dell'Italia, non indagare su vicende che risalgono comunque al passato. "Peccato che il Sismi - ha ribattuto un Commissario del centrodestra, Fabrizio Cicchitto - abbia "accettato" di interrogare Mitrokhin dicendo agli inglesi che lo volevano portare davanti all'autorità giudiziaria italiana: chiaro che una battuta simile veniva detta per farsi dire di no, perché nessun Servizio offre una fonte e se la fa portare addirittura davanti all'autorità giudiziaria".
7 ottobre 2004 - MITROKHIN: COSSUTTA, QUERELO FELTRI PER UN MILIONE DI EURO
ANSA:
MITROKHIN: COSSUTTA, QUERELO FELTRI PER UN MILIONE DI EURO
SOLO CALUNNIE GIÀ SMENTITE - ORA SARÒ FINALMENTE UOMO RICCO
Armando Cossutta, presidente del Pdci, annuncia una querela da un milione di euro nei confronti di Vittorio Feltri e di "Libero" per quanto scritto stamani a proposito di possibili pressioni nei confronti dell'uomo politico a causa della sua presenza nei primi report del Dossier Mitrokhin.
Questo accenno e' presente nella relazione di Paolo Guzzanti che fa il punto su due anni di attività dell'organismo bicamerale d'inchiesta. "La campagna anticomunista di Vittorio Feltri e del suo giornale - afferma Cossutta - serve soltanto a rafforzare il prestigio dei comunisti quelli di ieri e quelli di sempre. Per quanto riguarda la mia persona non occorre che io risponda: e' la mia vita che smentisce ogni calunnia. Hanno comunque già risposto i nostri legali con una pesante querela, chiedendo ad ognuno dei giornali che hanno ripreso quelle calunnie danni per un milione di euro. E finalmente sarò un uomo ricco".
MITROKHIN:DILIBERTO, CONTRO COSSUTTA INFAME CAMPAGNA
"L'infame campagna anticomunista scatenata contro l'integerrima figura politica e personale del presidente del nostro partito, Armando Cossutta, non meriterebbe nemmeno una risposta se non chiamasse in causa anche la linea politica del partito".
Oliviero Diliberto commenta cosi' gli articoli di oggi su "Libero" e altri giornali che tornano su alcuni passaggi della relazione stilata da Paolo Guzzanti nella quale si avanza l'ipotesi di una sorta di "pressione" su Cossutta durante il governo Dini proprio mentre arrivavano a Roma le prime schede dell'archivio Mitrokhin.
"L'idea che ben tre governi della Repubblica siano stati tenuti in ostaggio, ed al contempo aiutati, con l'obiettivo di tenere nascoste presunte 'rivelazioni' contenute nel dossier Mitrokhin, e' semplicemente una colossale sciocchezza dettata da una bizzarra, patologica ossessione di quell'altrettanto bizzarro personaggio che e' Paolo Guzzanti".
Le ricostruzioni "fornite da Guzzanti, e riprese scelleratamente da alcuni giornali, sono destituite di ogni fondamento: basterebbe rileggersi gli atti parlamentari relativi alla vicenda del governo Dini che fu osteggiato in maniera asperrima dall'allora gruppo dirigente di Rifondazione comunista ed in particolare dal suo presidente Armando Cossutta, sino al punto da ottenerne le dimissioni nel dicembre del '95".
"La battaglia condotta da Armando Cossutta e da alcuni di noi fu a tal punto acuta da indurre un gruppo di deputati in disaccordo con quella linea, guidati dall'allora capogruppo Famiano Crucianelli, ad uscire addirittura dal partito. La montatura politica e' dunque evidente".
Le "calunnie personali" contro Armando Cossutta sono "smentite in maniera inequivoca dalla dirittura morale ineccepibile dimostrata in un'intera esistenza fondata sulla coerenza ed il rigore: di tali infamanti accuse i responsabili risponderanno di fronte alla giustizia italiana", aggiunge. "Ma la circostanza che oscuri personaggi impieghino tanto del loro tempo (nonché mucchi di denaro pubblico) per infamare i Comunisti Italiani, e' segno che facciamo ancora paura alla parte peggiore del Paese. E di ciò siamo orgogliosi".
MITROKHIN: FRAGALA', PERCHÉ NON PARLA BERTINOTTI?
"L'assordante silenzio di Bertinotti su Cossutta la dice lunga sulla vicenda Mitrokhin. Il presidente del Pdci ha ben poco da querelarsi contro la libera stampa che esercita il suo dovere di informazione". Il parlamentare di An, Enzo Fragala', capogruppo in commissione Mitrokhin commenta così le reazioni di Cossutta e Diliberto all'inchiesta condotta dal quotidiano 'Liberò sul presidente del Pdci nell'ambito della vicenda Mitrokhin.
"E' significativo - dice ai giornalisti - che la difesa d'ufficio, peraltro palesemente poco convinta, a favore di Armando Cossutta, la faccia solo il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto e non dica neppure una parola il capo di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti. Su quelle non più oscure vicende parlamentari che videro, sull'altare del sopravvivenza del governo Dini e del passaggio tra il governo Prodi e quello D'Alema, la spaccatura di Rifondazione Comunista e la creazione del partito cossuttiano, Fausto Bertinotti avrebbe tanto da dire e lo dice con il suo attuale assordante silenzio".
"Cossutta, dice il parlamentare di An - ha ben poco da querelarsi contro la libera stampa, che esercita il suo dovere di informazione rispetto a vicende che lo hanno visto protagonista non solo dell'inchiesta sul dossier Mitrokhin, dove in una scheda viene indicato come 'agente confidenziale', ma anche dell'inchiesta giudiziaria della Procura di Roma sui finanziamenti illeciti del Kgb allo stesso Cossutta e al Partito Comunista italiano e, infine, anche dell'inchiesta su Gladio Rossa".
MITROKHIN:GUZZANTI A DILIBERTO, SEI SIMPATICAMENTE ARROGANTE
" La mia più sincera umana simpatia per l'arrogante disperazione politica dell'onorevole Diliberto, disperazione comune a tutti coloro che non potendo contestare fatti incontestabili aggrediscono e insultano il Parlamento della Repubblica di cui la Commissione Mitrokhin e' attiva e laboriosa espressione".
Il senatore Paolo Guzzanti risponde all'onorevole Diliberto dopo le polemiche nate dalli articoli di "Libero" e di altri giornali che citano affermazioni presenti nella relazione stilata dal senatore di Fi.
"L'onorevole Diliberto -dice - ha perfettamente ragione nel definirmi bizzarro, perché tutta la mia azione in difesa e alla ricerca della verità e' purtroppo da considerare in un Paese come il nostro come una eccentrica bizzarria. Posso rassicurare Diliberto sul fatto che la mia bizzarria, dopo quarantadue anni di giornalismo nei più autorevoli quotidiani italiani e due e mezzo come presidente di una Commissione bicamerale parlamentare d'inchiesta deve ormai essere considerata sia cronica che recidiva, dunque pericolosissima per chi ha dedicato la propria vita politica a camuffare e insabbiare la verità".
MITROKHIN: RIZZO, CONTRO COSSUTTA PER DENIGRARE STORIA PC
"La campagna contro Armando Cossutta e' una mossa della destra per denigrare la storia e l'azione dei comunisti italiani ed ha il fine politico di creare una problema rispetto alla possibilità del centrosinistra di tornare a governare il Paese. Questi sono i fatti, il resto e' bugia e propaganda politica. Al Presidente dei Comunisti italiani va tutta la mia solidarietà politica". Marco Rizzo, Presidente della Delegazione dei Comunisti italiani al Parlamento Europeo interviene nella polemica sui riferimenti fatti nella relazione della commissione Mitrokhin ad Armando Cossutta, di cui parlano oggi alcuni giornali.
"Sono stato coordinatore della segreteria nazionale di Rifondazione comunista dal 1995. Sono stato coordinatore della segreteria nazionale dei Comunisti italiani dal 1998 al 2001. In tutte le battaglie politiche per tenere ferma la posizione dei lavoratori e per dare una possibilità di riuscita a governi di centrosinistra abbiamo sempre e solo usato un metodo chiaro e limpido".
La vicenda Mitrokhin - aggiunge infine - "non ha mai toccato lontanamente queste vicende politiche".
"Il Gazzettino"
IL CASO "A Londra cerchiamo altre carte di Mitrokhin" "Sui lavori della Commissione Mitrokhin c'è stato uno scandaloso silenzio stampa. Qui sono uscite cose che farebbero saltare per aria un Paese normale, e invece a cominciare dai Tg del presidente del Consiglio si è di fatto instaurata una congiura del silenzio. Ma tra qualche giorno la relazione che stiamo discutendo in Commissione sarà ultimata, e allora vedremo...". Paolo Guzzanti è presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Mitrokhin, ma oltre che senatore è anche giornalista: non vede l'ora di potersi togliere qualche sassolino dalla scarpa, lo farà quando il lavoro sarà finito e per ora vorrebbe limitarsi a commentare quel che ha letto sulGazzettinodi ieri. Cose che conosce benissimo, ovviamente. "In effetti avete colto due aspetti fondamentali dell'inchiesta. La concatenazione delle date in cui si sono svolti i fatti e certe "coincidenze" suggeriscono un ben preciso legame tra l'emergere del dossier Impedian-Mitrokhin e il passaggio di Cossutta da una posizione di estrema opposizione a Dini a una posizione di appoggio al governo tecnico voluto da Scalfaro, anche a costo di arrivare alla scissione di Rifondazione comunista con la nascita dei Comunisti italiani, per arrivare al sostegno a Prodi e a D'Alema".
In Commissione però alcuni parlamentari sostengono che sono congetture senza prove.
"I fatti incontrovertibili sono molti".
Ad esempio?
"Nel caso Impedian, e solo nel caso Impedian, sono state violate tutte le norme perentorie presenti nella legge 801 del 1977, che è quella nata sulla scorta delle polemiche che per anni hanno investito i servizi segreti italiani, con le vicende del Sid, del Sifar, delle varie "deviazioni"; si decise, una volta per tutte, che il Sismi deve obbligatoriamente avvertire sempre, in caso di acquisizione di notizie sensibili del controspionaggio, prima il ministro della Difesa, poi il Cesis e tramite questo il presidente del Consiglio. In commissione ho sventolato le carte che dimostrano che questa prassi è sempre, dico sempre stata seguita, tranne in un caso: il caso Impedian".
Non può essersi trattato "solo" di un errore del Sismi?
"Se così fosse non si sarebbero incartati in una serie di piccole menzogne durante le deposizioni in Commissione. Menzogne provate. È venuto fuori che l'allora ministro della Difesa Andreatta era l'unico che sapeva, guarda caso l'unico che - poveretto - non può parlare. Il direttore del Sismi Siracusa è venuto a dire che aveva parlato del caso Mitrokhin, ma solo a voce, ai vari presidenti che si sono succeduti. Dini sembrava di ricordare qualcosa, ma non ricordava bene. A Prodi, Siracusa dice di aver consegnato una lettera da fargli firmare, in piedi dietro una porta di palazzo Chigi, ma il premier si rifiutò: quando il Copaco gli chiese perché non abbia insistito, visto che si trattava di una cosa così importante, Siracusa disse: "E che dovevo fare, sdraiarmi per terra? Quello era il presidente del Consiglio..."".
Questo cosa dimostra?
"Che fin prima del primo giorno fu tutto predisposto affinché il dossier Impedian, cioè le elaborazioni fatte dagli inglesi delle rivelazioni e delle carte consegnate da Mitrokhin, venisse gestito secondo interessi politici. Sapevano che stavano arrivando le carte, non è un caso che abbiano rimosso il capo della Prima Divisione del Sismi 48 ore prima che le prime schede arrivassero da Londra".
Ma in molti hanno sostenuto che le carte di Mitrokhin fossero in realtà ben poca cosa.
"Peccato che inglesi e americani concordino che si è trattato della più grande inchiesta di controspionaggio del secolo. E su una cosa di queste dimensioni, in costante violazione della legge il Sismi non ha compiuto nessuna delle procedure che la legge 801 indica come tassative. È un fatto unico nella storia del servizi segreti".
Ci sono elementi che dimostrano come i vertici del Sismi si fossero in realtà resi conto di quel che avevano per le mani?
"Ne dico uno: la dottoressa Maria Buozzi, che era a capo di una delle sezioni del controspionaggio, appena arrivano le prime 30 schede, prende carta e penna ed emette un ordine con cui si fa divieto di attivare i centri di controspionaggio, se non su espressa autorizzazione del direttore del Sismi. Se davvero erano convinti che fossero bazzecole, perché trattare la cosa ai massimi livelli?".
Forse erano importanti ma non urgenti, in fondo l'Urss era ormai morta e sepolta da due-tre anni...
"Mitrokhin ha fatto luce su una massa di agenti del Kgb che hanno continuato a lavorare o nell'attuale servizio russo o per servizi di Paesi che hanno legami col terrorismo, ad esempio in Bosnia o in alcuni Paesi arabi. Gente che poi ha finito per avere legami con Al Qaida. C'era un ramo del Kgb che si occupava di organizzare il terrorismo nel mondo. Quelle di Mitrokhin non erano notizie buone per gli storici, ma per l'attualità. Tant' è vero che tra 10 giorni una delegazione della Commissione andrà a Parigi per cercare di interrogare il terrorista Carlos".
Avete ricostruito tutto ciò che è stato cancellato dal Sismi?
"Pensiamo che ci sia anche dell'altro. Il Sismi ha avuta una meticolosa cura omissiva e censoria. A tal punto quelle carte "non interessavano", che hanno lavorato di forbici e sbianchetto in una misura impressionante. Sono state omesse i due quinti delle informazioni: ad esempio, tutte le notizie utili al riconoscimento dei coinvolti".
Sperate di trovare qualcosa di nuovo a distanza di tanto tempo?
"Stiamo aspettando che rientri da Londra una missione del Sismi che ha avuto l'incarico formale di andare da a vedere se c'era dell'altro oltre ai 261 reports inviati all'epoca. C'è infatti il sospetto che gli inglesi, appena entrati in possesso del materiale, abbiano chiamato i vertici dei vari Servizi alleati, consegnando in via informale l'elenco del materiale che li interessava: "questa roba riguarda voi, diteci cosa vi serve che la sviluppiamo". Quindi le schede arrivate sono solo le parti che sono state sviluppate. Almeno, così è avvenuto per gli altri Paesi".
E cosa potrebbe esserci di più importante di quel che già si è saputo?
"Vedremo: visto come hanno trattato queste schede, qualche sospetto è legittimo. Come mai i report su giornalisti e politici vengono avocati dal direttore del Sismi, se questi le giudica "poca cosa"?".
Da questo quadro i vertici del Sismi dell'epoca risulterebbero o incapaci o in malafede. Che fine hanno fatto?
"Il generale Siracusa è stato nominato da D'Alema comandante dell'Arma dei Carabinieri cancellando una regola in vigore dopo lo scandalo De Lorenzo in base alla quale chi ha guidato il Sismi non può comandare l'Arma; è stato poi confermato per un secondo mandato, anche questo per la prima volta nella storia, e per di più quando aveva già superato i limiti di età. L'Ammiraglio Battelli è Consigliere di Stato".
Ario Gervasutti
7 ottobre 2004 - GLADIO: IL 9 OTTOBRE ASSEMBLEA ASSOCIAZIONE EX VOLONTARI
ANSA:
GLADIO: IL 9 OTTOBRE ASSEMBLEA ASSOCIAZIONE EX VOLONTARI
IN PROGRAMMA ANCHE IL RINNOVO DELLE CARICHE
E' fissata per il 9 ottobre a Ziracco (Udine), l'assemblea generale dell'Associazione Italiana Volontari Stay Behind, che riunisce gli ex appartenenti della disciolta struttura militare più nota come Gladio.
L'associazione era stata costituita dieci anni fa a Redipuglia (Gorizia), e aveva tra i suoi dichiarati intenti quelli di "difendere e diffondere le motivazioni ideali" che ispirarono l'adesione volontaria alla struttura Stay Behind e difenderne "la reputazione e l'onorabilità contro ogni forma di denigrazione". Questa sarà dunque l'assemblea del decennale, che dovrà anche rinnovare le cariche interne. Attuale presidente e' Giorgio Mathieu, di Pinerolo (Torino), che ricopre l'incarico ormai da sei anni.
Il giorno successivo, presso il cimitero di Cividale del Friuli, si terrà una cerimonia commemorativa per il Col. Aldo Specogna che, oltre che combattente della guerra partigiana, fu comandante della zona Nord-est della struttura Stay Behind.
La cosiddetta Gladio - oggetto negli anni Novanta di quella che Mathieu ha anche recentemente definito una persecuzione politica e giudiziaria - era sorta nel secondo dopoguerra nell'ambito dei servizi di sicurezza militare, analogamente a quanto avvenuto in altri paesi Nato, con il compito di operare in clandestinità in caso di invasione nemica.
7 ottobre 2004 - PAOLO EMILIO TAVIANI
ANSA:
PERSONAGGI/ PAOLO E. TAVIANI, MINISTRO ED ESPERTO DI COLOMBO
Partigiano, ministro, massimo esperto di Cristoforo Colombo: Paolo Emilio Taviani fu una delle figure più rappresentative della cultura italiana del Dopoguerra.
Nato a Genova nel 1912, Taviani, insieme al compagno di partito Zaccagnini, fu uno dei più importanti dirigenti democristiani che presero parte attivamente e in maniera determinante alla Resistenza. Fu la voce del futuro senatore, infatti, ad annunciare via radio ai genovesi che la città era insorta e si era liberata dal giogo nazi-fascista.
Che la cultura avrebbe caratterizzato tutta la sua esistenza era facile intuirlo anche dal suo grado di istruzione: Taviani conseguì infatti quattro lauree, in giurisprudenza, scienze politiche, storia ed economia. Proprio alla Facoltà di Economia di Genova Taviani ottenne la sua prima cattedra, mentre nel 1949 fu per breve tempo segretario politico generale della Dc.
Eletto alla Camera nel 1948, verrà riconfermato a Montecitorio in tutte le successive consultazioni elettorali fino al 1976. In quell'anno, passa al Senato dove viene rieletto ininterrottamente fino al 1987. Nel 1991 l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo nomina Senatore a vita.
Nel 1951 viene nominato Sottosegretario agli Esteri nel VII Governo De Gasperi. Nel 1953 (VIII De Gasperi) diventa ministro del Commercio Estero. Nel governo Pella (1953) passa al Ministero della Difesa, carica che manterra' fino al governo Zoli (1957) indipendentemente dai cambi di governo e di maggioranza (I Fanfani 1954, Scelba 1954, I Segni 1955). Secondo quanto testimoniano storici e commentatori e' in questi anni che si avvicina a Gladio.
Nel 1959 Taviani ritorna al governo come Ministro del Tesoro del II Governo Segni. Nel 1960 e' Ministro del Tesoro con Tambroni e nel III Governo Fanfani. Nel 1962 sempre Fanfani forma il suo primo governo con il sostegno dei parlamentari socialisti e Taviani e' Ministro degli Interni, carica che manterra' nei successivi tre governi presieduti da Aldo Moro (1964-1968).
Dopo le elezioni del 1968, Moro lascia la guida del governo a Rumor e Taviani e' Ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno. Nel 1969 Rumor forma il suo II Governo di cui Taviani e' Vicepresidente. Nel successivo III Governo Rumor (1970) abbandona la Vicepresidenza e torna ad occuparsi degli Interventi straordinari nel Mezzogiorno, carica che ricoprira' anche nel successivo Governo Colombo (1970). Nei due governi Andreotti di centro-destra (1972) e' Ministro del Bilancio (nel II Andreotti assume anche l'interim del Mezzogiorno). Taviani ritorna ad occupare la carica di Ministro degli Interni che manterra' nei due consecutivi governi Rumor (Rumor IV 1973, Rumor V 1974. Questi sono gli ultimi due incarichi di Governo ricoperti da Taviani, poco prima dell' avvento delle Brigate Rosse.
Dopo essere stato anche vicepresidente del Senato, il politico e' morto nel 2001, non prima di aver pronunciato, in qualità di membro anziano del Senato, un accorato discorso sull' origine della democrazia repubblicana.
9 ottobre 2004 - SELVA: IN UNA CASSA I SEGRETI DEL PCI
ANSA:
SELVA: IN UNA CASSA I SEGRETI DEL PCI
INTERVISTA A LIBERO
"C'e' una cassa, nel sottoscala di un ex ufficio governativo di una capitale dell'est europeo. Si tratta di documenti risalenti alla guerra fredda: bollette, ordini di pagamento, ricevute di versamenti". Il presidente della Commissione Esteri della Camera e deputato di An, Gustavo Selva, in un'intervista a LIBERO parla di presunti finanziamenti dell'Unione Sovietica al Pci, di Armando Cossutta e dell'inchiesta Mitrokhin.
"Spero di riuscire a poter rendere pubblico questo materiale entro tempo ragionevoli... un mese. Mi sembra che l'inchiesta Mitrokhin stia producendo risultati non da poco. L'insabbiamento vi fu, eccome. In quel momento - ricorda Selva - governava Dini, e Cossutta, che avrebbe potuto contribuire a sfiduciarlo, all'ultimo momento cambiò idea e decise che Dini doveva rimanere al suo posto. (...) Quei soldi che arrivavano dal Pcus servirono a finanziare battaglie antioccidentali come quella contro i missili a Comiso, servirono a costruire false accuse contro gli americani durante la guerra di Corea. (...) Per non parlare delle case editrici, la Editori Riuniti e Rinascita, ad esempio, ma anche le scuole di partito, la Cgil, le cooperative rosse".
"Quella del Pci - continua Selva - fu un'attività di spionaggio a volte condotta in maniera perfino troppo disinvolta. Si facevano pagare per notizie che in realtà erano riportate dalla stampa. (...) c'e' ancora molto materiale su cui indagare. Oggi parliamo del dossier Mitrokhin. Ma e' proprio sicuro che la verità sia contenuta solo lì dentro?", conclude il deputato di An.
9 ottobre 2004 - GLADIO: EX VOLONTARI CHIEDONO STATUS MILITARE
ANSA:
GLADIO: EX VOLONTARI PUNTANO A NUOVA STORIOGRAFIA
E INSISTONO SU RICONOSCIMENTO STATUS MILITARE
L' associazione degli ex volontari di Gladio compie dieci anni e rilancia da Ziracco di Remanzacco (Udine), dove si e' svolta oggi l' assemblea annuale, l' obiettivo del riconoscimento dello status giuridico di militari per tutti i civili appartenenti alla struttura.
Ma la struttura - nata negli anni Cinquanta, nell' ambito dei servizi di sicurezza militari, per operare in clandestinità in caso di invasione nemica - cerca anche, assegnando le prime borse di studio a giovani neolaureati e organizzando i primi convegni, di costruire una nuova storiografia che porti alla luce una verità storica che, sottolineano gli ex volontari, e' stata messa a tacere dalle offensive politiche e giudiziarie dello scorso decennio.
L' obiettivo più generale che l' associazione di volontari Stay Behind si pone e', insomma, quello di continuare a lavorare per il riscatto dell' immagine della struttura dopo "la potente campagna di disinformazione - ha rilevato il neo confermato presidente, Giorgio Mathieu - condotta contro di noi dal 1990 in avanti". Campagna "definitivamente smentita - ha riconosciuto - dalla sentenza della Corte di Assise di Roma del 2001 che sancì, con il proscioglimento dell' ammiraglio Fulvio Martini, del Generale Paolo Inzerilli e del Col. Gianantonio Invernizzi dalle ultime accuse, la legittimità dell' organizzazione".
E così oggi sono state assegnate tre borse di studio ad altrettanti studenti laureatisi con tesi volte a ricostruire appunto la complessa realtà storica dell' organizzazione Stay Behind. Tesi giudicate da una commissione di cui ha fatto parte anche il generale Inzerilli, che oggi ha illustrato i contenuti dei lavori premiati senza rinunciare ad alcune puntualizzazione critiche. Sono stati inoltre annunciati due convegni sulla storia di Gladio, in programma il 5 novembre a Pinerolo (Torino) e successivamente a Pordenone.
Quanto al riconoscimento di status di militari, e' l' obiettivo di una proposta di legge per la quale l' associazione, dopo il mancato incontro richiesto negli anni scorsi al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, intende ora avviare una raccolta di firme tra i parlamentari, in maniera trasversale tra le forze politiche. "La proposta di legge - ha precisato Mathieu - e' composta di tre articoli, il primo dei quali relativo appunto allo status di militari che dovrebbe essere riconosciuto a tutti i 622 ex appartenenti a Gladio (fra cui anche 17 donne), in quanto la presenza della struttura era nota al Ministero della Difesa ed era dipendente dai servizi segreti militari". Gli altri due articoli sono invece relativi al riconoscimento del distintivo dell' associazione (in cui figura la scritta "Silendo libertatem servo") e dell' associazione d' arma.
"Ma vogliamo chiarire - ha detto ancora Mathieu - che non chiediamo ne' pensioni ne' alcun tipo di riconoscimento economico". "Del resto - ha precisato - i volontari di Stay Behind non godevano di alcuna retribuzione ma solo di rimborsi spese".
Infine, un rammarico perché, con lo scioglimento dell' organizzazione nel 1991, il patrimonio di conoscenze e professionalità, nel campo della guerra non convenzionale raggiunto dagli aderenti, non e' più stato utilizzato. "Non abbiamo mai avuto obiettivi che fossero legati alla politica interna italiana - ha sottolineato Mathieu - ma eravamo addestrati per organizzare una resistenza clandestina in caso di invasione. Dopo la caduta del muro di Berlino, alcuni di noi avrebbero ancora potuto svolgere un ruolo di supporto ai servizi segreti, per esempio nelle indagini su eventuali nuclei di terrorismo islamico in Italia".
Un concetto ripreso anche dall' editore Francesco Gironda, ex portavoce dell' associazione. "Quanto abbiamo visto i primi attentati in Iraq - ha sottolineato - c' e' stato facile prevedere tutto ciò che poi e' accaduto, secondo le regole della guerra non ortodossa. Gladio aveva un grande patrimonio di conoscenze in questo campo, che ora l' Italia ha perduto".
All' assemblea, alla quale hanno partecipato una cinquantina di persone, e' giunto anche quest' anno il messaggio di saluto del senatore Francesco Cossiga, da sempre vicino all' organizzazione e lui stesso coinvolto e prosciolto, dopo essersi autodenunciato, dalle accuse più gravi contestate agli ex appartenenti di Gladio.
GLADIO: INZERILLI, NON ERA CONTRO MINORANZA SLOVENA
Non era negli scopi di Gladio operare in alcun modo contro i diritti della minoranza slovena in Italia: lo hanno detto sia il presidente degli ex volontari di Stay Behind, Giorgio Mathieu, sia il generale Paolo Inzerilli, che oggi hanno partecipato all' assemblea annuale dell' associazione.
L' incontro si e' svolto a Ziracco di Remanzacco (Udine), a pochi chilometri dal confine sloveno e da un' area in cui alcuni ritengono che anche la presenza di Gladio abbia contribuito a un clima generale di limitazione dei diritti di espressione della minoranza slovena che vive nella zona.
"Non c'e' mai stata alcuna attività né finalità del genere - ha detto Inzerilli - e posso dirlo per certo, visto che mi sono studiato tutte le carte relative alla storia di Stay Behind".
Poteva però "esistere in qualcuno - ha proseguito - una mentalità difensiva nei confronti di una parte della minoranza che negli anni '50 poteva appoggiare le rivendicazioni titine in Italia. Che poi qualcuno, dopo qualche bicchiere in osteria, usasse accenti antislavi - ha concluso - e' un' altra cosa. Ma Gladio non c' entrava proprio".